In Puglia, alla scoperta della Terra delle Gravine, nella Murgia Tarantina
Spesso la voglia di partire ci spinge molto lontano facendoci dimenticare che, a volte, basta girare l’angolo per trovare piccoli pezzi di paradiso.
Così, di ritorno da un trekking in Nepal e una missione in Africa, dopo le festività natalizie, ho deciso di accettare un invito e trascorrere un po’ di giorni in un luogo di cui non avevo mai sentito parlare prima: la Terra delle Gravine.
Ci troviamo in Puglia, nella Murgia di sud-est, non molto distanti da Taranto. Qui il paesaggio è caratterizzato da numerose gravine: incisioni erosive profonde anche più di cento metri, scavate dalle acque meteoriche nella roccia calcarea. Queste incisioni, più o meno profonde, hanno delle pareti a volte molto ripide che possono distare tra loro da poche decine ad oltre 200 metri. L’erosione ha lasciato nelle falesie di questi canyon numerose cavità che, ampliate nel corso dei secoli dall’uomo, hanno dato vita ad interi villaggi rupestri.
Il vivere in grotta, in questo territorio, diventò un fenomeno sociale che caratterizzò il periodo che va dalla prima colonizzazione bizantina fino alla dominazione aragonese.
Il primo giorno esploriamo i dintorni di Mottola e le cosiddette Grotte di Dio: chiese rupestri che conservano resti più o meno consistenti del corredo originario di affreschi murali. Questi luoghi di culto vennero utilizzati a partire dal XI secolo dai conquistatori normanni, in pieno accordo con la Chiesa Romana, per la ricattolicizzazione delle campagne pugliesi. Era proprio intorno a queste chiese rupestri che spesso sorgevano interi villaggi che ripopolavano queste terre a cavallo tra l’Alto ed il Basso Medioevo.
La chiesa rupestre di San Nicola che si trova nella strada tra Mottola e Palagianello è sicuramente una delle più incredibili, non a caso definita la cappella Sistina della civiltà rupestre.
La stratificazione dei suoi affreschi copre circa cinque secoli di vita ed arte medievale, dal IX al XIV secolo.
Molto suggestive anche la chiesa rupestre di Santa Margherita e quella di Sant’Angelo, che è addirittura composta da due livelli sovrapposti.
Da citare anche la chiesa rupestre di San Gregorio, la quale si affaccia in un complesso di grotte molto esteso.
L’interno presenta caratteristiche architettoniche ed iconografiche di grande monumentalità, che l’hanno resa famosa presso gli storici dell’arte.
Successivamente ci dirigiamo verso la gravina ed il villaggio rupestre di Petruscio. Si tratta di una delle più spettacolari gravine, in grado di competere con i più celebrati canyon del mondo.
Questa gravina è stata abitata fin dalla preistoria, poiché offriva un ottimo riparo da eventuali invasori. Nel villaggio vi sono oltre un centinaio di case-grotta, luoghi di culto, magazzini e cimiteri.
Ci dirigiamo verso Palagianello, dove visitiamo l’antica chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, percorrendo una via tortuosa che inizia dal castello feudale e termina di fronte la Cappella.
La chiesa è stata scavata nel tufo e, nel corso dei secoli, ha subito varie distruzioni e ricostruzioni.
Il secondo giorno la nostra prima destinazione è Laterza e la sua incantevole gravina. Interamente scavata nella roccia calcarea e ricoperta da una lussureggiante vegetazione, è molto simile ai canyon che ho avuto modo di ammirare nel nord America.
Questa gravina si estende per circa 12 chilometri e, le sue pareti, in alcuni tratti, sono profonde anche più di 200 metri. Chi ama fare arrampicata qui non può di certo annoiarsi!
Al suo interno vi è anche un’Oasi LIPU, nata per tutelare e proteggere i numerosi volatili presenti, molti dei quali endemici.
Laterza è anche famosa per le sue maioliche: imperdibile è il MUMA, il museo della maiolica, all’interno del Palazzo Marchesale che ospita la collezione privata di ceramiche di Riccardo Tondolo. Le opere esposte sono davvero suggestive, con raffigurazioni che sembrano venir fuori dalle fiabe.
Nel pomeriggio si fa rotta verso Ginosa, il sole inizia a calare e veniamo sorpresi da una leggera pioggia, proprio mentre passeggiamo sul bordo della gravina e del suo villaggio rupestre.
Il cielo si colora con uno splendido arcobaleno, dura solo pochi istanti, subito dopo una di quelle immagini che restano vive tra i ricordi più belli: la pioggia cade e gli ultimi raggi del sole invernale illuminano le grotte e la città.
Il terzo e ultimo giorno la nostra prima tappa è Massafra e il villaggio rupestre situato dentro la gravina di San Marco. Queste grotte furono abitate dal VIII secolo d.C. sino alla fine del 1700, ne sono testimonianza i numerosi reperti trovati.
Anche in questo caso, le numerose grotte, adibite a case e luoghi di lavoro, sono interamente scavate nel tufo. Sullo spalto orientale della gravina si trova la chiesa di Santa Marina, in prossimità del cui ingresso sono state rinvenute varie tombe.
Spostandoci verso la gravina della Madonna della Scala, abbiamo modo di ammirare l’omonimo santuario, costruito all’interno della gravina stessa. Per arrivarci si percorre una maestosa scalinata di 125 gradini che, secondo la tradizione, non possono essere contati dato che, scendendo le scale, risulta un numero che salendole è sempre diverso.
Tutto questo è la Terra delle Gravine: incredibili canyon, antichi villaggi rupestri, culture millenarie che si mescolano a paesaggi mozzafiato, buon cibo e splendida accoglienza.
Queste terre profumano ancora di tradizione ed è possibile cogliere in ogni scorcio una bellezza non comune, una bellezza che andrebbe riscoperta, compresa e preservata.
Ed è proprio lì, dietro l’angolo.
Tratto da A spasso per la Terra delle Gravine di Fabio Liggeri, su Viaggio Ergo Sum: www.viaggioergosum.com