Radicepura Garden Festival 2019, l’estetica del giardino produttivo
Per comprendere quanta elevazione intellettuale possa albergare tra le trame vegetali di un giardino, l’occasione giusta è il Radicepura Garden Festival 2019, Biennale del Giardino Mediterraneo in corso fino al prossimo 27 ottobre nel Parco botanico Radicepura che si trova nella frazione di S. Leonardello a Giarre, in provincia di Catania.
Qui “lo splendore della natura siciliana incontra la maestria di paesaggisti esperti e dischiude la sua colorata abbondanza in un evento unico nel suo genere”, il primo di livello internazionale nel Mediterraneo “dedicato al garden design e all’architettura del paesaggio dove il giardino diventa il nuovo habitat da riscoprire e vivere a 360° gradi”.
Tema di questa edizione “è quello del giardino produttivo che sappia coniugare, in maniera originale, per l’uomo del terzo millennio l’ancestrale bisogno di utilità con le nuove esigenze estetiche della società contemporanea, non tralasciando la sua ricerca nel giardino, di un luogo intimo in cui ritrovare se stesso e rigenerarsi”.
Per declinare il tema sono stati coinvolti “grandi protagonisti del paesaggismo, dell’arte e dell’architettura, giovani designer, studiosi, istituzioni, imprese”.
Ogni installazione è un invito ad andare oltre il visibile, a scavare nelle radici degli intenti, alla ricerca della linfa dell’ispirazione, godendo della fioritura di talenti che emozionano lo sguardo arricchendo al tempo stesso la sensibilità del visitatore.
Ci siamo così addentrati nel dedalo di proposte della manifestazione.
Il concept Arcobaleno di spighe è composto da grani antichi insieme a “fiori spigati delle piante aromatiche e delle altre specie erbacee” con l’intento di creare “un’emozione di colori e profumi che, dal passato, possano dare speranza e vita nel futuro”. In mostra piante come Arbutus unedo, Ceratonia siliqua, Citrus bergamia, Myrtus communis e Punica granatum.
E’ opera di Annalisa Romagnano e Giorgio Tagliabue, garden designers che “progettano spazi verdi cercando di rispettare il normale equilibrio tra flora e fauna locali, ricreando ambienti in cui piante ed animali possano sentirsi a casa”.
Carmine Catcher è firmata dalla paesaggista Anna Rhodes e dall’artista della ceramica Clare Flatley, in rappresentanza della Scozia: il chiaro riferimento del titolo è a uno dei colori più intensi e affascinanti, qui ottenuto in modo naturale “grazie all’estrazione del colore dal corpo disseccato della cocciniglia carminio (Dactylopius coccus) che si nutre esclusivamente delle pale del fico d’india e sulle quali viene allevata”.
Un tono cromatico visto come metafora del “desiderio ancestrale di audacia nell’uomo”, materializzato “in una scenografia agricola attraverso i filari di fico d’India, sotto i quali sono appesi i tessuti che si ispirano ai processi tintorei”, per assolvere alla missione di “invitare le persone a fermarsi e a riaccendere il desiderio, in un mondo in cui le immagini sui social media stanno appiattendo ogni attenzione, per un elemento che esprima già da solo così tanta forza”.
Al NaCl Team, laboratorio di architettura catanese composto da Silvia Giuffrida, Sandro Del Lesto e Martina Pappalardo, si deve Come back to Itaca, “viaggio di ritorno verso casa da compiere attraverso un percorso fisico e mentale”, tragitto in più passaggi, evocativi, dal centro rigoglioso di produzione vegetativa alle suggestioni dell’elemento acqua, fino all’approdo a un terreno arido “trasformato dalla saja e dalle conoscenze raccolte durante il viaggio”.
Molto apprezzato dagli osservatori il dono di una lirica stampata su una proustiana barchetta di carta.
E’ del francese Guillame Servel Il Giardino della Signora che “celebra la tematica del suolo nell’ambiente siciliano”, in un territorio insulare marcato dall’Etna con la sua affascinante “forma di brutalità effimera dell’oscurità e la materia incandescente che scivola nei boschi, ostruendo le strade e imponendo un nuovo confronto con la natura”.
Alla Spagna è accreditato The Babylonian Cradle di Elena Gazzi e Peter Grant che si richiamano alla civiltà babilonese per ricordarci che il giardino “fu creato per soddisfare i bisogni essenziali primari”: infatti qui “i cuscini ci accolgono a sedere, il profumo della menta ci rende impazienti di dissetarci, le ombre dei papiri ci rinfrescano e i limoni risvegliano le nostre narici”.
Si chiedono Può un giardino produrre acqua? gli italiani Lorenzo Decembrini e Ilaria Tabarani che approfondiscono le diverse tecniche per attingere risorse idriche dall’aria, passando “dal giardino Pantesco, al Tu’rat al Warka water, apprezzando sia la produzione di piante utili (edibili e officinali provenienti dall’Oriente, dal Mediterraneo e dalle Americhe) che le tecniche rivisitate e adattate alle esigenze contemporanee”.
Marco Vomiero sotto bandiera francese offre Polifilo incontra Candido, in cui i “due personaggi letterari e le loro esperienze si incontrano”, il primo incarnando l’esperienza estetica, il secondo invece il proposito etico: è un anello di agrumi nel quale “troviamo delle piante aromatiche mediterranee a raccordare questa forma circolare con il quadrato formato dalle sedute che creano un grande spazio di incontro, una sorta di caffè letterario all’aperto”.
Per Planta Sapiens hanno unito le intelligenze Domenico Dipinto, Marica Succi, Enrico Turini ed Elena Varini, al fine di celebrare la “capacità di adattamento delle piante che da sempre hanno dimostrato grande resilienza e utilizzo sostenibile delle risorse, a differenza dell’uomo, che invece modifica e mette a rischio profondamente l’ambiente in cui vive”.
Un confronto suggerito da un ambiente che intreccia antropico e naturale, un luogo nel quale “le persone potranno camminare, sedersi e riflettere sul proprio stile di vita”.
Di nuovo Spagna per The long path di Rebeca Nuevo Mayán e Adrián Oubiña Esperón, un “lungo percorso per meditare; una passeggiata, grazie alla quale è possibile ammirare il paesaggio produttivo del Mediterraneo, in questo caso un vigneto, dove il vino è stato prodotto e trasformato dall’uomo negli ultimi secoli”, per giungere a “un rifugio, una scala per sedersi e un ulivo che ci protegge dai raggi del sole nei giorni più caldi dell’estate”.
La veneta Giulia Baldin invece ha creato The Garden of Essences “pensando al concetto di Essenza nei suoi due significati: il primo e più ovvio, riguarda la sostanza estratta da una pianta; il secondo, quel profondo sentimento umano che è la coscienza della propria esistenza”. Rappresenta ciò attraverso “una spirale, un omaggio all’architettura classica ma anche al frattale che spesso si riscontra in natura”.
Il britannico Andy Sturgeon in Layers stimola “una riflessione sulla dipendenza dell’uomo dal mondo naturale per il procacciamento di cibo, acqua e riparo, nostre necessità vitali”, utilizzando l’anatomia delle piante e le pareti sinuose che “ricordano proprio i petali dei fiori o le foglie carnose della cipolla che a un certo punto esplodono di vita”, mentre le pareti scultoree vogliono enfatizzare “la dipendenza intrinseca dell’uomo dalle piante”.
In Home Ground Antonio Perazzi ribalta la prospettiva e dà vita al giardino che “produce il giardiniere che lo abita”, dove “un parterre centrale a scacchiera detta le regole di un nuovo rapporto con la natura, l’acqua trasformista ne compie una variazione”…
… un giardino da leggere, grazie alle frasi poetiche incise nella pietra che forma la scacchiera.
Durante la visita si può godere pure dell’Orto della dieta mediterranea di Coloco Studio, raccogliendo miti ancestrali e riti stagionali; Il Giardino degli amanti curato dalla Fondazione del Carnevale di Acireale per mettere in evidenza la testa di moro, “il più tipico e artistico portavaso siciliano”; il complesso Labirinto sonoro di Stefano Zorzanello disseminato di dispositivi per l’emissione del suono ora rudimentali ora sofisticati…
… fino al monumentale Anamorphose di François Abélanet, con le sue porzioni elevate sagomate in modo da creare giochi ottici che tirano in ballo la prospettiva…
… e alla Tour d’YVoir di Michel Péna, torre d’avvistamento sulla quale salire…
… per alimentare il proprio spirito romantico attraverso una visione di rara armonia.
Nel video che segue, un florilegio dei giardini del Radicepura Garden Festival 2019.
Info: https://www.radicepurafestival.com/