Il Rione Monti a Roma è un libro aperto
Tra i Rioni di Roma, è recentemente tornato al centro dei riflettori proprio il primo, Monti. Una storia antichissima la sua, da quando inglobava la zona della Suburra nell’Antica Roma, fino alla movida odierna tra via Nazionale e via Cavour.
Comprensibile il suo fascino letterario, capace di ispirare anche l’esordio nella narrativa di Michele Masneri, autore di Addio, Monti, pubblicato da minimum fax che lo definisce “un romanzo che, avendo come crocevia il rione Monti di Roma (un tempo covo di prostitute e di briganti, oggi zona in della città), racconta le vicende di un gruppo di radical chic al tempo della crisi”.
Nel rione, dove vive anche l’autore del romanzo, il libro lo stanno divorando, alla ricerca di conferme identitarie. In una panetteria abbiamo incontrato il solito intellettuale di borgata che si ostina a essere contro per sentirsi vivo: interrogato sul libro, ha risposto scuotendo la testa, a causa di qualche – a suo dire – infedeltà toponomastica, come se stesse commentando una guida e non un’opera letteraria.
Sintomo che la comunità del rione ha un forte senso dell’appartenenza.
Lo ha raccontato egregiamente Matteo Nucci in un suo pezzo sul Venerdì della Repubblica del 28 febbraio 2014, intitolato Quando a Monti il vino era senza etichetta.
“Boutique, ristoranti chic, panifici che sembrano gioiellerie, localetti uguali a mille altri… il più antico rione di Roma ha via via cambiato faccia, ma sapendo dove cercare, qualche scheggia della sua vecchia anima si trova ancora” è l’incipit della sua “guida per intenditori autentici”.
“L’invasione di negozi, boutique, baretti e club è stata devastante. Orde di modaioli e nottambuli, hanno trasformato Monti in un intrico di vie di struscio identiche a qualsiasi centro cittadino del mondo globale” lamenta Nucci: “per chi vorrà ritrovare il passato, invece, non resta che la memoria”.
Memoria affidata a negozi, botteghe e trattorie che ancora conservano tracce concrete del fascino antico, magari anche soltanto nell’insegna storica.
L’elogio va così all’antico forno in via Urbana 22 (la sua pizza al taglio è la migliore di Roma), quindi alla Torrefazione di via Serpenti 23 e al bar Licata, all’antico Alimentari Polica e agli orafi di via Baccina.
Noi aggiungiamo la Libreria Caffè Bohemien di via degli Zingari, il cui claim in Rete recita “Arte, Compagnia, Passione, nello storico rione Monti, nel cuore di Roma”: a colpirci, quel banchetto pieno di libri posto fuori, per strada, incustodito, alla mercé di chiunque ma rispettato da tutti.
Forse l’unico raggio di ottimismo nel comprensibile pessimismo letterario di chi rimpiange il rione Monti che fu. Perché è vero che a Monti, come osserva Nucci, “nei vicoli ancora oscuri, lontano da dolcetti destrutturati e arancini ipocalorici quasi fossero nubi d’aria da deglutire spendendo una fortuna, lontano dall’ennesimo inutile bar colorato, c’è ancora silenzio”.
Info: www.minimumfax.com