Ristorante Gente di Mare ad Acitrezza, vera cucina di pesce catanese
Un ristorante in cui godere da matti col palato, ma che al tempo stesso rappresenta un progetto di altissimo valore culturale e ambientale: si chiama Gente di Mare e si trova nel cuore di Acitrezza, borgo marinaro intriso di verghiana memoria letteraria.
E’ una frazione del comune di Aci Castello, in provincia di Catania (non riconosciamo la ridicola definizione di “città metropolitana”, una stupidaggine amministrativa e lessicale): il contesto paesaggistico, con la lava che si tuffa nel mare creando sculture naturali, ha una bellezza folgorante che avrebbe affascinato perfino Omero.
Tale contesto attira orde di turisti da mordi e fuggi, i quali, con la propria inadeguatezza culturale, hanno incoraggiato una ristorazione spesso ordinaria ma dai costi eccessivi, con troppi ristoranti che fanno pagare il panorama e non la qualità modesta di ciò che mettono nel piatto.
In questo panorama gastronomicamente desolante, c’è qualche eccezione, la più clamorosa delle quali è proprio Gente di Mare, in via Dietro Chiesa 20/22.
Diverse le ragioni che lo rendono non soltanto il migliore locale di ristorazione della sua zona, ma lo inseriscono tra le eccellenze di tutta la nazione.
Il suo scaturire da una cooperativa di pescatori che operano all’interno del golfo di Catania e quindi conferiscono pesce freschissimo, locale, eco-sostenibile e a prezzi civilissimi.
La sua opera di “informazione ed educazione al consumo del pesce azzurro, definito pesce povero”, contro l’assurdità di consumatori incolti che come caproni comprano immonde orate di allevamento e pesci insignificanti che arrivano congelati da mari troppo lontani.
Il suo riproporre antiche ricette casalinghe, perpetuando la memoria familiare della vera Alta Cucina che è quella democratica e popolare.
Tutto questo porta a un “consumo consapevole” oltre che alla vera “valorizzazione per il territorio”.
Infine, ulteriore punto di forza, uno straordinario gestore, Rocco Petronio, il cui straordinario talento affabulatorio è pari all’eccezionale capacità come cuoco. Si starebbe ore ad ascoltare i racconti che lui generosamente offre ai clienti, con immensa capacità espositiva che cattura e un linguaggio schietto che ha il merito di farsi comprendere da tutti: questa sapienza già da sola sarebbe una buona ragione per venire in questo locale.
Una persona carica di passione e umanità, con gli occhi che brillano di sincerità e fierezza quando ti racconta questa avventura nella ristorazione che rappresenta una missione di vita di elevato valore morale.
Da lui ci siamo fatti raccontare la particolare vicenda che ha portato alla creazione di questo ristorante.
Venendo ala tavola, per cominciare, è imperdibile il trionfo di antipasti.
I broccoli affucati sono parte dell’identità catanese, quindi intensi come la sua gente.
La caponata è sincera nella sua tipicità. I tenerumi, altro vessillo locale, amabilmente amarognoli.
La squisita Parmigiana ha nella farcitura anche l’uovo (!), come prevede l’autentica ricetta sicula.
Buonissime le zucchine impanate alla palermitana, così come le melanzane arrostite, piccanti e sapide.
Ottimo il Tonnetto Alletterato, molto saporito e speziato.
Da applausi la polenta di ceci fritta con acciuga, versione isolana del falafel mediorientale.
Sublime la Picara (Razza) fritta.
Le sarde a beccafico esplodono di sapore.
L’arancino di pesce, dalla perfetta croccantezza, ha il riso trattato con lo sgombro e il ripieno di sugo di pescatrice: unico.
Da urlo le lumache e il loro brodetto, così come le Telline, i molluschi che portano con sé il puro sapore del mare di Catania.
Poi due capolavori di livello mondiale.
Lo Spaghettu Minuzzato di Nonna Tana sono spaghetti spezzati conditi con Masculini da Magghia (il pesce simbolo di Catania), patate e limone: li si mangia piangendo dalla commozione, per la storia privata che questa pietanza si porta dietro, legata alla famiglia di Rocco, così come per il sapore pazzesco. Uno dei più grandi primi piatti di tutta la cucina italiana, superiore a qualsiasi intruglio dei patetici chef stellati.
Sconvolgente l’Ugghiu alla Contadina, a base di Razza Bruna: molto complessa la sua tecnica di preparazione, a causa dell’estrema delicatezza di questo pesce che richiede una sorta di cottura al vapore, senza immersione nell’acqua: viene servita con patate, capperi, olive e origano.
Per pulirsi la bocca, verdura porcellana e pomodorini neri.
Più che dignitoso il vino della casa, Inzolia all’85% con un 15% di Chardonnay.
Abbiamo chiesto ancora a Rocco di raccontarci questa cucina carica di evocazioni come di sapori.
Se volete capire cosa sia la cultura ittica, cosa voglia dire mangiare in maniera responsabile, quanto si possa gioire con la cucina povera, cosa sia davvero la gastronomia di pesce, allora dovete provare questo ristorante, anche a costo di prendere appositamente un aereo per venire qui, perché vale decisamente il viaggio.
Info: Pagina Facebook “Ittiturismo Gente Di Mare 1991”