Ristorante Vecchia Vieste di Michele Lanave, tipicità e passione civile
Sono persone come Michele La Nave che davvero mandano avanti il Paese, eroi del quotidiano che mettono i principi etici al primo posto anche quando devono pensare al legittimo profitto, sognatori che pur dovendo fare i conti a fine mese non rinunciano mai a perseguire i propri ideali: se una persona così fa il ristoratore, potete immaginare quale esperienza edificante quanto appagante possa essere godere tanto della cucina quanto del racconto del suo progetto di vita.
Accade al Ristorante Tipico Vecchia Vieste, innestato nelle splendide trame architettoniche della città da cui prende il nome, sulla costa orientale del Gargano, in provincia di Foggia.
E’ il presidio di Michele che ne ha fatto non soltanto un’attività imprenditoriale, ma pure una missione, quella di non abbandonare questo meraviglioso angolo di Sud, aiutandolo invece a difendere le eccellenze locali e a valorizzare le sue peculiarità enogastronomiche anche sotto l’aspetto culturale.
Qui di seguito, il video con cui Michele presenta il suo locale, in cui possiamo vederlo al lavoro mentre espone la propria filosofia.
Sotto una volta in via Mafrolla 32 bis si spalanca così un mondo di sapori frutto dei peregrinaggi professionali di Michele, quelli che alla fine lo hanno convinto a tornare nella sua terra per recuperarne le antiche pratiche culinarie e con esse ricette perdute e materie prime snobbate perché povere.
Ecco così tornare in tavola con la dovuta importanza un crostaceo identitario dell’Adriatico come la Cicala di Mare, da molti ristoratori turistici abbandonato a causa della difficile gestione se lasciata intera, visto che punge dita e labbra del vorace tentativo di divorarla. La Nave non ha voluto accettare questo declino della specie ittica che gli ricorda l’infanzia e i pranzi in famiglia, così si è messo a studiare tutti i modi di utilizzare le pregiate carni delle Canocchie, dando prova del suo talento tra i fornelli, fatto di fantasia ben equilibrata dalla concretezza.
Basta la declinazione più semplice a dimostrare come nella ristorazione si possa essere straordinari nella genuinità: è la Tartare di Cicale, con giusto la polpa e un filo d’olio extravergine di oliva (quello buono, ovviamente), null’altro, ma in grado di scatenare una bontà pazzesca tale da lasciare letteralmente a bocca aperta. Non ricordiamo di avere mai mangiato una tartare più esaltante.
Scopriamo poi il modo in cui Michele è riuscito a rendere facilmente edibile la Cicala in un primo piatto: spolpandola e usandola per creare un superlativo ragù, con cui condire dei Troccoli magnificamente carnosi e al dente.
Spettacolare la Cicala anche quando è disposta accanto a un freschissimo trancio di Pescatrice preparata alla garganica, appena bagnata da un intingolo di pura ghiottoneria, con il significativo contributo di un’altra gloria locale come le olive.
Ma il campionario di squisitezze qui è infinito.
Da annoverare meraviglie come il sostanzioso Tortino con alici, patate saltate e cime di rapa…
… le fantastiche triglie marinate che sembrano ancora vive…
… le sapide e golose alici in carpione…
… fino a una capolavoro identitario come le Cozze ripiene alla viestana, con quel loro ricchissimo ripieno.
Pur inebriati da tanta gioia per il palato, non manchiamo di gratificare lo sguardo osservando gli ambienti del locale, originari del periodo medievale, quando “erano adibiti a posto guardia ed ospitavano cavalli e soldati con il compito di sorvegliare la porta Sud delle mura interne della cittadina fortificata”, dove effettivamente “ancora adesso si respira magicamente la favolosa sensazione di quell’epoca”.
I muri mostrano orgogliosamente le loro pietre nude superbamente assemblate, con una rara grazia architettonica impreziosita da volute e spinte dinamiche in cui si inseriscono perfettamente degli elementi lignei.
Il merito di tanta bellezza è anche “un attento ed accurato restauro conservativo dei locali, per opera dei maestri scalpellini di Monte Sant’Angelo che già vantavano il restauro del Castello Svevo di Manfredonia”.
Da notare un particolare nell’arredo, la presenza di una perfetta riproduzione un miniatura di un Trabucco, la macchina da pesca di cui Vieste è costellata, elemento imprescindibile della memoria storica del territorio e vanto socio-culturale di quest’area.
Interessantissima pure la carta dei vini, soprattutto per le tante e ricercatissime referenze pugliesi, con nettari attinti direttamente dai produttori, quindi con la possibilità di trovare bottiglie rare e di fare uno stimolante viaggio enoico tra vitigni autoctoni e lavorazioni tradizionali.
Con una punta di commozione, abbiamo raccolto le immagini del locale e dei suoi piatti, per offrirvele nel video sottostante.
Info: http://vecchiavieste.com/