Ristoranti santi e peccatori della cucina romana tipica: come riconoscerli
Nessuna cucina di una singola città in Italia ha tanti piatti tradizionali famosi quanto quella di Roma. Un’arma a doppio taglio, per la ristorazione cittadina, perché induce gli esercenti meno onesti ad abusare del concetto di cucina tradizionale romana.
Un turista poco avveduto potrebbe credere di trovarsi nel Bengodi della cucina tipica, invece la ristorazione a Roma è un campo minato, con altissime probabilità di finire vittima di piatti dozzinali rifilati da pessimi osti il cui unico intento è spennare il pollo di turno, meglio se straniero.
Roma in questo senso incalza l’inarrivabile Venezia per il titolo di peggiore ristorazione di massa d’Italia. Se nella città lagunare hanno il bieco coraggio di servire indegni piatti unici in cui mettono insieme pasta al sugo e fritto di pesce, roba da denuncia penale, a Roma ci è invece capitato di vedere uno straniero mangiare un risotto accompagnandolo con il pane.
Questo può accadere soltanto se un ristoratore è così intellettualmente disonesto da non spiegare ai turisti incolti come vadano consumati correttamente i piatti tradizionali italiani. Anche nel peggiore dei ristoranti cinesi non ti metteranno mai le forchette in tavola, né ti porteranno mai il pane insieme al sushi, perché quei gestori hanno almeno il minimo di dignità richiesta a chi fa da mangiare per la gente.
Chiunque negli scorsi anni abbia mangiato in buona parte delle trattorie dei dintorni di Termini conserva poi il ricordo di qualche acidità di stomaco per quel che ha consumato, o il mal di testa per avere bevuto vini adulterati.
Questo inferno però nasconde un paradiso che va scovato tra mille fregature: perché accanto a tanti sacrileghi peccatori, ci sono invece santi della ristorazione che ne tutelano con sacro rispetto l’autentica tipicità.