“ROF 15K. La libertà dello sguardo nell’immaginario visivo rossiniano” in mostra a Pesaro
Un volo a planare sul germe della creatività teatrale ispirata dalla musica, giganteggiando su ipotesi microcosmiche della messa in scena in forma di modellini, pronti a esplodere in scenografie totalizzanti: ti spinge a un punto di vista singolare e una revisione della dimensione intellettuale l’interessantissima mostra ROF 15K. La libertà dello sguardo nell’immaginario visivo rossiniano allestita presso il Museo Nazionale Rossini di Palazzo Montani Antaldi in via G. Passeri 72 a Pesaro.
Organizzata ciclicamente con l’organizzazione del Rossini Opera Festival in collaborazione con Sistema Museo, sotto la curatela di Cristian Della Chiara, propone “24 modellini di scena di alcune delle principali opere allestite in 42 anni di Festival, restaurati grazie al lavoro dei Laboratori del ROF”.
I modellini in mostra sono Mosè in Egitto (2011, Vick), Guglielmo Tell (2013, Vick), L’inganno felice (1994, Vick), Cenerentola (1998, Ronconi), Il barbiere di Siviglia (2005, Ronconi), Guglielmo Tell (1995, Pizzi), Il barbiere di Siviglia (2018, Pizzi), Tancredi (1982, Pizzi), La pietra del paragone (2002, Pizzi), Le nozze di Teti e di Peleo (2001, Pizzi), Ciro in Babilonia (2012, Livermore), L’Italiana in Algeri (1994, Fo), La gazzetta (2001, Fo), Matilde di Shabran (2004, Martone), La gazza ladra (2007, Michieletto), La cambiale di matrimonio (2020, Dale), La scala di seta (2000, De Filippo), L’equivoco stravagante (2019, Leiser & Caurier), Il signor Bruschino (2012, Teatro Sotterraneo), Il signor Bruschino (1985, De Simone), Ermione (1987, De Simone), Semiramide (2019, Vick), Semiramide (1992, De Ana), Semiramide (2003, Kaegi).
Un mosaico di presupposti scenici che narrano oltre quarant’anni di storia in cui “si è affermata la formula musicologia più teatro: un laboratorio di musicologia applicata, attuato fianco a fianco con gli studiosi della Fondazione Rossini, con massimo rispetto della lezione musicale autentica e massima libertà nei criteri della messinscena”, qui rappresentata attraverso “alcuni dei più straordinari allestimenti che hanno popolato i suoi palcoscenici, restituiti a nuova vita attraverso i modellini di scena, prima strumenti di lavoro ed ora capolavori di artigianato che restituiranno allo spettatore la meraviglia del sapere delle mani e della creazione di mente ed anima che ha caratterizzato una lunga storia di teatro in musica nella città di Pesaro”.
Per quanto estremamente materica, la mostra offre pure contenuti digitali, come tre dei modellini visitabili virtualmente.
Nel percorso espositivo si possono anche incontrare costumi di scena che arricchiscono l’immaginario teatrale…
… ulteriore testimonianza dell’eccellenza del saper fare anche di maestranze e artigiani che stanno dietro le quinte, come dimostra la straordinaria fattura dei modellini, puntigliosa perfino nei minimi dettagli, capace di incantare tanto sul piano figurativo e pittorico quanto nel miniaturizzare con piglio artistico qualcosa destinato a sovradimensionarsi nella realtà.
La visita si consuma nell’ultima sala organizzata come un piccolo teatro con schermo cinematografico “nel quale viene proiettato un filmato di 35 minuti che racconta alcuni degli spettacoli attraverso le parole di Pier Luigi Pizzi (regista), Giovanna Buzzi (costumista), Silvano Santinelli (scenografo costruttore), Vanni Delfini (Delfini Group allestimenti scenici), Cristina e Romolo Sormani (E. Rancati attrezzeria)”.
Il progetto di allestimento “è di Bruno Mariotti, CH+, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro; la parte multimediale si deve a Marco Rossetti di Imergo, la regia e le produzioni video sono a cura di Alberto Giuliani e le fotografie dello Studio Amati Bacciardi”.