Il santuario della Beata Vergine del Pilastrello, a Lendinara (RO)
Un edificio sacro già affascinante per la sua grazia architettonica, reso ancor di più una tappa imperdibile nel Polesine grazie alla secolare storia della Madonna Nera che irretisce tanto i locali quanto i visitatori: è il santuario della Beata Vergine del Pilastrello che si trova a Lendinara, in provincia di Rovigo, per alcuni il gioiello più prezioso tra i beni culturali della zona.
Sul sito del Comune si narra che “era il 1509 quando accadde a Lendinara un fatto prodigioso destinato a condizionare in maniera profonda la vita della popolazione”: dopo che il territorio venne funestato da un violento temporale, un fedele, Matteo Brandolese, lungo una strada “rimase estasiato da un bagliore proveniente dalla statua di una Madonnina che era stata strappata dalla bufera” e “portata dalle raffiche di vento sopra una siepe”, divenendo “meta di curiosi e fedeli”. Seguono vicende prodigiose, come acqua di fonte che diveniva di color sangue e altri eventi ritenuti miracolosi, di tale impatto collettivo da condurre alla costruzione del santuario, consacrato alla Madonna del Pilastrello nel 1595.
Dell’esterno colpisce la facciata “col doppio ordine ritmato da lesene” la cui musicalità è confermata dalla melodica alternanza di splendidi mattoni nudi in cotto e inserti di intonaco bianco, rendendone la sagoma snella e svettante.
Lo spazio interno invece “è ritmato da archi a pieno centro che dividono la navata centrale dalle laterali poggiando su pilastri”, con “la decorazione delle volte e del catino absidale affrescati da Giuseppe Chiacigh fra il 1939 e il 1942”.
Lungo le pareti, opere in cui “vengono raccontate le vicende salienti della storia del Santuario e il profondo legame che unisce la Madonna del Pilastrello alla città”.
Vengono narrati episodi che hanno segnato la comunità locale, come la salvezza dall’alluvione del 1822, il miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell’Adige, la protezione della città dalla peste del 1030, la liberazione degli animali dalla peste del 1748, tutto attraverso il linguaggio della pittura, con una successione di pregevoli opere d’arte tale “da rendere il Pilastrello la maggiore pinacoteca cittadina”.
Nicola Gasparetto, coordinatore e responsabile scientifico dei servizi bibliotecari, archivistici e degli allestimenti museali della Cittadella della Cultura di Lendinara, aggiunge che “la sacra immagine è inserita anche nello stemma cittadino e a più riprese la comunità ha invocato la sua intercessione per scongiurare in particolare i due flagelli più temuti nei secoli passati: pestilenze e inondazioni”.
E’ possibile richiedere in ogni giorno visite al Santuario contattando l’Ufficio IAT presso la Cittadella della Cultura: http://www.comune.lendinara.ro.it/iat.html.
Info: http://www.comune.lendinara.ro.it/itinerari-religiosi.html?start=4