Santuario di San Michele Arcangelo in Puglia, bene culturale mondiale
Un passaggio illuminante per comprendere l’Uomo nella sua essenza, nel rapporto con il Divino e forse ancor di più con se stesso, ma anche nella relazione con la Cultura che crea osmosi tra incanto estetico e solide radici identitarie: sono le basi per comprendere la grande importanza internazionale del Santuario di San Michele Arcangelo che illumina di prestigio Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia e tutta quella regione dell’anima che si chiama Gargano.
Sul passato remoto del sito, la tesi accreditata è che sia stato un “primitivo tempio pagano”, poiché le caratteristiche della grande caverna calcarea suggeriscono l’esistenza di un luogo di culto “già in età greca e romana”, come farebbe supporre anche un passaggio dello storico Strabone.
L’origine del Santuario viene invece collocata in età prelongobarda, “tra la fine del V e l’inizio del VI secolo”, per opera del vescovo di Siponto del tempo che lottò contro il culto pagano diffuso nel Gargano, diffondendo invece quello dell’Arcangelo Michele sostenuto da eventi ritenuti miracolosi, come quattro apparizioni che sarebbero avvenute nel corso dei secoli.
Pur avendo avvertito l’influenza dei Bizantini, “tra il VI e il VII secolo, esso assunse una precisa connotazione che si intrecciò strettamente con la storia dei Longobardi”, caratterizzandosi “per un preciso ruolo di mediazione tra la promozione di una fede popolare e il consolidarsi di una politica religiosa: divenendo il sacrario nazionale dei Longobardi che vedevano nell’Arcangelo la figura ideale di dio guerriero protettore”.
Ciò ha determinato per la Basilica “imponenti lavori di ristrutturazione ed ampliamento che abbellirono e resero più funzionale la sua struttura” e il santuario “fu inserito in un circuito di pellegrinaggi e divenne meta di numerosissimi fedeli provenienti anche dalle regioni più settentrionali dell’Europa”.
Da registrare decorazioni a affreschi che si aggiunsero in età medievale, la ristrutturazione e riorganizzazione della Chiesa Grotta nel periodo normanno, i doni reliquari dello svevo Federico II, passando “tra la seconda metà del XIII secolo e i primi decenni del XIV” per un’imponente opera di trasformazione “promossa e realizzata dai sovrani angioini che avevano il Santuario sotto la loro speciale protezione”.
In età moderna il santuario esercita ormai in pieno il proprio ruolo di potente attrazione per “fedeli e devoti di ogni estrazione sociale”, tanto che nel XVII secolo “la città di Monte Sant’Angelo diviene il centro più importante del Gargano”.
Oggi il Santuario è officiato dalla Congregazione di San Michele Arcangelo.
Nei secoli la celebrità dal Santuario si è continuamente alimentata, anche grazie a pellegrinaggi illustri di papi, santi e regnanti, al fianco di una marea di gente comune che ancora oggi ritiene una visita a questo luogo come una tappa imprescindibile della propria vita.
Si parla anche di un bene culturale tra i più ammirati al mondo, come testimonia il suo inserimento nella World Heritage List che ne ha sancito lo status di Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco.
Il percorso di visita è un susseguirsi di tappe emotive che donano sussulti a ogni variazione dello sguardo.
Si parte dall’esterno con l’ammirazione del campanile duecentesco voluto da Carlo I d’Angiò “come ringraziamento a San Michele per la conquista dell’Italia meridionale”. Come una lama, si inserisce sullo sfondo ceruleo del cielo terso, fungendo da guida ai visitatori verso il santuario, visto che lo si scorge svettare già da lontano, nella sua ieratica geometricità che ti spinge a sollevare gli occhi, metafora di quell’elevazione interiore cui il sito invita chiunque lo approcci.
Di grande pregio il prospetto dell’ingresso che “risale al 1865 ed è costituito da due arcate a sesto acuto, sormontate da un frontone triangolare ornato di fregi”, in cui si notano due piccoli rosoni in mezzo ai quali “è stata collocata un’edicola con la statua di San Michele Arcangelo”. Si aggiungono “una porta di bronzo istoriata con pannelli che riportano tutta la storia del Santuario” e lapidi rettangolari con iscrizioni ed epigrafi, tra le cui evocazioni viene ricordata la consacrazione dell’edificio da parte dello stesso santo cui è dedicato.
Continua l’ispirazione geometrica, con movimenti simmetrici delle architetture che raddoppiano i temi visivi, stimolando un dualismo che induce a un misticismo ancestrale testo alla ricerca di un’ipotesi di serenità.
Pregna di significato estetico pure “la scalinata che porta verso la mistica Grotta”, risalente all’epoca angioina, ottantasei gradini che centellinano cinque rampe, incuneandosi tra gallerie, arcate gotiche, volte ogivali, finestre a strombo, in un ordito strutturale pieno di spinte dinamiche che sembra palesare il desiderio atavico dell’Uomo di andare a fondo nella Verità senza mai abbandonare il desiderio di Bellezza.
Così si arriva al cuore dell’esperienza, raggiungendo la Cripta di San Michele Arcangelo, dove, “in fondo alla Navata angioina, nell’abside, fu collocato nel 1690 un altare in stile barocco per la custodia del Santissimo Sacramento”, con le tre statue litiche che scolpiscono le effigi di San Nicola di Bari, San Giuseppe e Sant’Antonio di Padova.
Il biancheggiare della materia lavorata dall’Uomo è perfettamente incastonato nell’elemento naturale ipogeo, cingendo l’osservatore in un abbraccio che sembra provenire dalle viscere della terra, staccandolo dal faticoso divenire quotidiano e sospendendolo in un’atmosfera senza tempo.
Ancora incantati dalla visione della cripta, al passo successivo il fiato viene rapito da una monumentale vestigia della storia umana, quando ci si sposta di qualche passo lungo l’antico scavo del fondo della Grotta, con il tetto irregolare che si fa incombente con quelle sue sinuose esuberanze di pietra sospesa, come a volere attirare l’attenzione verso il fondo raccolto che ospita sull’Altare delle Impronte la statua di San Michele Arcangelo lì allocata all’inizio del ’500.
E’ l’istante in cui si coglie la magnificenza del posto, un concentrato del genius loci che parla di nobile fatica degli umili, sublime genio degli eletti, incessante ricerca di risposte alla propria sensibilità, magia che associa Natura e destino in un inestricabile intreccio millenario.
Degna conclusione, l’armonia della Cappella Penitenziale, realizzata in tempi recenti per offrire ai pellegrini un luogo di silenzio e raccoglimento. La sua modernità è manifestata dal gusto nell’assemblare i materiali che mettono insieme la liscia luminosità del legno con le asperità rigogliose della pietra calcarea locale.
Le pitture poste su una parete che ricorda un emiciclo avviluppano gli astanti come in un congedo che sa di conforto.
Il passaggio da questo viatico di Grazia e Memoria ha un effetto rigenerante, aggrappandosi al cuore di chi lo ha visitato, andandone a costituire tassello imprescindibile della sua formazione di essere vivente.
Info: http://www.santuariosanmichele.it/