Simoncelli, vini trentini della Vallagarina da due secoli di vitivinicoltura familiare
Non soltanto le grandi civiltà si sono sviluppate lungo il corso dei fiumi, ma anche le piccole realtà agricole che hanno beneficiato di tutti gli apporti positivi dei bacini fluviali, comprese le esondazioni, come in Trentino quelle dell’Adige capaci di fertilizzare i terreni adiacenti, facendo la fortuna pure del territorio di Navesel, anticamente sede di un porto a sud ovest di Rovereto in Vallagarina, ma da due secoli testimone pure dell’attività vitivinicola della famiglia Simoncelli.
Un’attività di famiglia strutturata nel 1977 dal discendente Armando quando ha iniziato a imbottigliare con il suo nome il vino realizzato con uve di proprietà, capitalizzando la bonifica del fondovalle e l’arginatura del fiume che hanno mantenuto la fertilità della campagna dove “i vigneti hanno trovato un ambiente ideale per svilupparsi e produrre uve di superiore pregio”.
Terre curate da più di duecento anni dai Simoncelli che nella casa colonica eretta al centro di esse, ristrutturata e ampliata nel 1985, hanno collocato la cantina per la vinificazione e l’affinamento dei vini.
Attualmente “i vigneti, tutti di proprietà, coltivati nel pieno rispetto della tradizione, sono ubicati in un ambiente di fondovalle alluvionale a circa 200m s.l.m. dove la natura del terreno unita ad un microclima ottimale, garantiscono una viticoltura di elevata qualità”.
Adesso a condurre l’azienda sono Armando Simoncelli con la moglie Silvia, il figlio Paulo e la figlia Anna, per una produzione di circa 90.000 bottiglie l’anno.
Nell’analisi della vasta produzione di Simoncelli partiamo dall’identitario Marzemino gentile tipico della Vallagarina, un vitigno “che ha trovato l’habitat ideale sui terreni basaltici del basso Trentino, ricordato nel Don Giovanni di Mozart”, titolare di profumi di composta di frutti rossi e gusti di mora di rovo, marasca, barbabietola, fico essiccato e dulce de membrillo.
Corposo, tannico, acquista eleganza con la sua bilanciata acidità.
Meravigliosa la Schiava Gentile, della quale il sito di Simoncelli narra come “intorno al XIII secolo erano definite viti sclave quelle varietà coltivate a basso ceppo lungo i filari e legate ad un sostegno morto, di solito un palo o un albero, in molti casi il gelso oppure il melograno; schiave dunque perché vincolate al sostegno, anche se altri studiosi sostengono che l’origine del nome sia da attribuire al fatto che questa varietà sia giunta in Italia dai paesi slavi”.
Qui dà vita a un pulitissimo bouquet di fragolina di bosco mentre in bocca si rivelano lampone, melagrana, rosa canina e sambuco.
Il bell’approccio all’insegna di acidità e dolcezza è il preludio a una beva fantastica.
Il Lagrein conferma al naso il sottobosco e al palato una prevalenza di lampone e fragola, cui si aggiungono mirtillo, ribes rosso e prugna.
Tutte da godere le sfumature e l’ampiezza dello spettro sensoriale fruttato.
Il Cabernet Franc promuove al naso atmosfere silvestri e bacche, riservando al gusto gelso nero, fragola, sorbo e cioccolato bianco.
Denso, tannico, quasi liquoroso, ha un sorso irresistibile e un finale lungo su note quasi abboccate.
Con il Merlot arriva la marasca tanto al naso quanto in bocca, con a fianco susina di Dro, radicchio rosso, olivello spinoso e liquirizia.
Da aggiungere un’impronta erbacea amaricante che caratterizza l’ingresso in bocca, un costante soave acidità, fino a una dolcezza che giunge nel finale.
Cabernet franc (30%) e Merlot (40%) si trovano riuniti con il Cabernet sauvignon (30%) nel blend del Navesel che parte da un dato olfattivo di frutti rossi e spezie per approdare a sapori di ciliegia, mirtillo americano, prugna, mora e ribes nero.
Ad alimentarne il fascino, note speziate che si intrecciano per tutta la beva.
Passando ai Bianchi, il Pinot Grigio intriga il naso con toni agrumati e cenni di pietra focaia, mentre al palato trionfa il limone in compagnia di ananas, mela annurca, kumquat e tè giallo.
Minerale, esuberante nell’apporto aromatico, nel finale è contraddistinto da un’intensa acidità.
Il Pinot Bianco irretisce subito con il miele all’olfatto e continua a essere stuzzicante in bocca tramite l’unione di cedro, alchechengi, mandarino e susina gialla.
Si caratterizza per una costante sapidità parecchio golosa.
Formidabile lo Chardonnay con il suo bouquet erbaceo e balsamico preludio di spunti in degustazione che richiamano pera, avocado, olivello spinoso, yuzu e bergamotto.
Vorticoso il suo mettere insieme caratteri come aspro, acido e amaricante, correndo verso un finale che ricorda il seltz al limone con un pizzico di sale.
Chardonnay in purezza pure nello spumante Trentodoc Brut metodo classico dal meraviglioso bouquet di frutta esotica e l’esplosione in bocca di un mélange di ananas, limone, avocado, mandarino tardivo, pera Williams e tè verde.
L’elegante perlage si avverte più sulla lingua che alla vista, l’acidità ingolosisce la beva e nel finale emerge un fantastico tocco aspro agrumato.
Una lunga cavalcata di sensazioni che rende l’idea dell’ampiezza dell’impegno produttivo di Simoncelli nonché della generosità dei terreni che accolgono le sue uve.
Info: https://www.simoncelli.it/it_IT/azienda-agricola-armando-simoncelli/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/simoncelli/