Specialmente… a Comacchio: dove mangiare tipico
L’ottima ristorazione di Comacchio, molto meglio di una Sagra
La ristorazione di Comacchio è tra le più appaganti d’Italia. Si può mangiare bene praticamente ovunque, nei ristoranti più chic come negli esercizi popolari.
Un dato che rende ancora più stridente il confronto con la Sagra dell’Anguilla, dove paradossalmente proprio la ristorazione è uno dei punti deboli, insieme alle falle organizzative degli attuali gestori e alle mancanze dell’ufficio stampa.
Se la Sagra ha il merito di accendere i riflettori sulla città di Comacchio, al tempo stesso l’offerta del suo stand gastronomico non rende onore alla cucina locale: menu lacunoso, porzioni modeste, attese infinite, prezzi troppo elevati.
Sorprendente per esempio l’assenza di una ricetta fondamentale della tradizione comacchiese come le anguille con le verze, negli ultimi anni mai presente nel menu dello stand gastronomico della sagra.
Mancanza di coraggio per affrontare un piatto molto complesso da realizzare e che quindi richiede grande perizia ai fornelli?
Si può rimediare rivolgendosi alla normale ristorazione della città: infatti alla trattoria Vasco e Giulia, per esempio, le anguille con le verze le fanno e sono eccellenti: non è un caso questo locale rifiuti sempre di partecipare al programma della Sagra.
Se ne ricava che dal punto di vista gastronomico Comacchio in sé è molto meglio della Sagra così come è attualmente organizzata,.
La ristorazione comacchiese merita ampiamente il viaggio, tutto l’anno e non soltanto durante le manifestazioni.
Senza dimenticare le ottime colazioni che si possono fare alla Caffetteria Divino…
… magari gustandole su una barca cullata dalle acque di un canale…
… nonché i deliziosi dolci tradizionali che potrete trovare nelle diverse fornitissime botteghe della città, come le anguillette…
… e il pampapato.
Ma prima di arrivare al dolce, gustiamoci i ristoranti più significativi che abbiamo scovato a Comacchio.
Da Vasco e Giulia, tutta la tradizione di Comacchio in una cucina
E’ l’esercizio di ristorazione più radicale di tutta Comacchio: da Vasco e Giulia si fa rigorosamente cucina locale, senza aggiustamenti o alleggerimenti, senza ammiccamenti turistici. Del resto, si tratta dell’osteria “storica di Comacchio, la più antica del territorio dove un tempo ci si ritrovava a giocare a carte e a bere un buon bicchiere di vino”, mentre oggi si gode della cucina della famiglia Fogli.
I piatti della tradizione sono eseguiti rispettando scrupolosamente le ricette di sempre. Inoltre la trattoria “è una delle poche che mantiene ancora il camino a legna, essenziale per la perfetta cottura dell’anguilla”.
Anche l’approccio verso il cliente segue la linea dell’assoluta serietà: niente moine né ruffianerie, ma concreta disponibilità verso le esigenze degli avventori.
Perché chi lavora in questa trattoria non ha tempo da perdere con i fronzoli: in cucina, sotto la guida appassionata e puntuale di Elena, si inizia a lavorare ben presto e i fornelli li accendono di buon mattino, perché diverse specialità hanno bisogno di lunghe cotture.
Non è un caso se la trattoria Vasco e Giulia ha sempre rifiutato di farsi coinvolgere nella Sagra dell’Anguilla: gli organizzatori della manifestazione hanno provato ripetutamente a tirarli dentro la kermesse, senza mai riuscirci, tanto da farsene un cruccio.
Comprensibile questo rifiuto dei gestori della trattoria. Troppo austero l’approccio alla gastronomia che ha Vasco e Giulia, per confondersi nella confusione di una sagra invece dai troppi difetti dove la cucina non viene affatto nobilitata come Cultura, ma ridotta a un mero elemento di attrazione per lo svago popolare.
Da Vasco e Giulia invece la cucina comacchiese ha davvero il valore di una missione. Basta fare un giro in cucina per comprenderlo.
Si avverte subito la devozione di chi ci lavora: lo vedi come trattano la materia prima, lo senti a pelle quanto ci tengano a perpetuare la memoria della cultura gastronomica del posto.
Se volete fare un pasto tutto a base d’anguilla, questo è il posto migliore che possiate trovare.
A partire dall’anguilla marinata, preparata secondo la ricetta di famiglia, con aceto bianco a sette gradi di acidità.
Nel brodetto a becco d’asino la carne tenerissima dell’anguilla è erotizzata dalla spiccata acidità di cipolla e pomodoro, così intensa da continuare a titillare il palato a lungo, stimolando la salivazione.
E’ servito con la polenta, la cui funzione è anche quella di smorzare la spinta acidula. L’effetto in bocca è magnifico, con le più disparate sensazioni gustative che si inseguono gioiosamente.
Il risotto all’anguilla si presenta con una perfetta cottura: colpisce nel segno l’accostamento del pesce con il formaggio, un vigoroso pecorino romano. Importante anche il contributo del pepe nero, per un piatto di singolare personalità.
Ed eccoci al capolavoro annunciato, le anguille con la verza. Un piatto spettacolare in cui il dolce-acido della verza sposa a meraviglia la nota grassa del pesce. Stupefacente. Per ore non riesci a capacitarti di avere mangiato una simile bontà. Da sola, questa pietanza vale già il viaggio a Comacchio.
Qui più che mai vi ribadiranno che il perfetto abbinamento di un vino con l’anguilla non è con un bianco, ma con un rosso frizzante capace di sgrassare il palato.
Come il Fortana della Doc locale, Bosco Eliceo. Abbiamo provato quello di Mattarelli, a dir poco sorprendente: vino per niente facile, ricco com’è di impeti sensoriali, capaci di saltare dall’abboccato di una composta all’erbaceo balsamico. Una complessità stemperata dalle bollicine che effettivamente si lega a meraviglia con tutte le ricche preparazioni a base d’anguilla.
Se doveste trovarvi in compagnia di qualcuno che non vuol mangiare l’anguilla, nessun problema: da Vasco e Giulia possono sbalordirvi con un fritto misto di pesce eccezionale. Una frittura eterea di inaudita leggerezza, altro che tempura!
Una delicata fragranza che in questa trattoria ottengono con un gesto ormai rivoluzionario per le cucine italiane: friggere in padella e soltanto con olio nuovo, quindi niente friggitrici né oli esausti. Un gesto di civiltà alimentare davanti al quale ci alziamo in piedi ad applaudire, perché significa rispettare tanto il gusto delle cose buone, quanto la salute dei clienti.
Prima di uscire, visto che abbiamo ancora in bocca i profumi del Fortana di Mattarelli, proviamo la grappa che la stessa azienda ricava dalle medesime uve: si chiama Umberto I° e riporta l’effige di San Giorgio e il Drago. Non poteva esserci dopo pasto più sensato.
E dopo un pasto così, vi rimarrà indelebile il senso della vita a Comacchio.
Info: www.vascoegiulia.it
Al Cantinon di Comacchio, piatti squisiti quanto la cortesia
Il virgolettato sotto il nome del locale chiarisce tutto fin dall’insegna: “antichi sapori di valle”. Questo offre Al Cantinon, una solida cucina di territorio in cui la tradizione è una cosa seria, ma non un dogma assoluto.
Perché il patron Pierpaolo Cavalieri, detto Ghibo, è un talentaccio dalla sfrenata fantasia, lasciata libera di affiorare in appositi spazi ricavati nelle trame di un menu incentrato sulla cucina tipica comacchiese.
Un segno di grande onestà intellettuale, distinguere in carta tra “piatti della tradizione” e “piatti dello chef”, sintomo di forte senso di rispetto per il cliente e di amore per la chiarezza.
Cui si unisce una gentilezza raramente riscontrata: Ghibo è pronto a fare di tutto per accontentare i capricci dei clienti, anche quando gli chiedono qualche benevola forzatura al menu o di potere magari assaggiare qualche piatto.
La gara di cortesia coinvolge la sodale Fiorella Cavalieri, anche quando si occupa della parallela attività di affittacamere del locale: è incredibile come riesca a venirti incontro per ogni esigenza, sempre con il sorriso. Grazie a Fiorella, Al Cantinon si può godere di una delle ospitalità più curate e umane d’Italia.
Mettendoci a tavola, apriamo con una specialità non sempre presente nei menu dei ristoranti comacchiesi, la Rotella di Anguilla. Vengono utilizzate anguille più piccole e quindi meno grasse: ben fritte, sono una chicca che offre un prisma sensoriale diverso dalle altre modalità di cottura di questo pesce.
Ce ne accorgiamo quando subito dopo addentiamo le Bracioline di Anguilla: meno delicate e complesse delle rotelle, ma più goduriose.
Constatata l’ottima mano di Ghibo, ci fidiamo del suo antipasto chiamato Degustazione dello Chef e facciamo bene: arriva un trionfo di freschezza, su cui svettano le canocchie al vino per la straordinaria semplicità golosa.
Stesso crostaceo protagonista di un primo piatto imperdibile, i Maccheroncini alle Canocchie, squisitezza inaudita dove l’acidità del pomodoro stuzzica i succhi dolci e i sentori marini dell’ingrediente principale.
Si chiude con un colpo di genio, un risotto che fonde tra chicchi perfettamente al dente sia l’anguilla che il paganello: un piatto strepitoso in cui le differenti intensità organolettiche dei due pesci danno vita a un sapore unico per potenza e screziature gustative.
Tutto il pasto è stato annaffiato con un vino ottimamente consigliato dal competentissimo Ghibo, il Rosa Emy, spumante rosé di uve Fortana in purezza, prodotto da Mattarelli, la più nota azienda vitivinicola del territorio. Il sorprendente ingresso è come una rosa che si schiude in bocca, assumendo subito dopo un sentore vinoso e leggermente abboccato. Perlage elegante, la spuma non si avverte alla vista ma la si percepisce al palato, rendendo cremoso il sorso. Piacevolissimo il finale che sa di cantina.
Una sfumatura che chiude il cerchio dell’esperienza perfetta, visto che il locale è ospitato proprio in “un’antica e originale cantina comacchiese”.
A spiegarci questo forte senso di identità non soltanto culinaria è proprio Ghibo, attingendo anche al suo dialetto.
Info: www.alcantinon.com
Da Melixa a Comacchio, assaggiare il territorio è semplice
Se vi trovate a Comacchio e non avete voglia di affrontare un pranzo impegnativo, la soluzione potrebbe essere pasteggiare al Melixa.
E’ un locale senza grilli per la testa, per nulla pretenzioso, teso a badare al sodo, ovvero a ciò che ti mette nel piatto. E nel piatto ti mette il territorio, con genuina semplicità.
Nelle belle giornate, ci si accomoda all’esterno, a ridosso di un canale, dove si può sbocconcellare del buon pane ferrarese mentre si osservano i guizzi dei pesciolini nell’acqua.
L’antipasto con i marinati ha un bell’equilibrio, tra una carnosa anguilla e delle freschissime cozze.
L’anguilla ai ferri decidiamo di provarla qui, ma non ce la servono al suo massimo: l’eccessiva cottura ha portato alla presenza di troppe parti carbonificate e alla conseguenza di un pesce che ha conservato l’aspetto stucchevole della componente grassa ma perdendo in gusto.
Bene invece i sardoni fritti, pesce territoriale delicatamente buono.
Ottima l’idea di servire come dessert una pera cotta accompagnata da biscotti secchi.
Per l’intero pasto abbiamo voluto provare le birre di una produzione locale, il Birrificio FM di Pomposa, in provincia di Ferrara. Ottima la Saghé, in cui freschezza e speziatura sono sostenute da un buon corpo, fino al bel finale amarognolo. La Savòto invece soccombe con la ricca cucina comacchiese: bevuta tutto pasto, non riesce a esprimere la propria personalità.
Nel complesso, Melixa è un locale con un buon rapporto qualità-prezzo, eccetto che per le birre FM: abbiamo purtroppo riscontrato che vengono proposte a prezzi eccessivi, frutto di un ricarico spropositato sulla clientela. Un difetto da correggere, se si vuole rispettare il lavoro del Birrificio FM e diffondere la conoscenza delle sue birre.
Il Pizzicante, degustazioni gourmet a Comacchio
A Comacchio ci sono talmente tante cose da vedere che si può essere indotti a non cedere alla tentazione di sedersi in un ristorante, perché la cucina locale va goduta con i suoi tempi, inevitabilmente lunghi e rilassati.
Tuttavia, in una città che coltiva così tanto il gusto della gastronomia, anche una pausa veloce pretende sapori e genuinità.
A garantire la possibilità di una pausa gourmet con tanto di degustazione c’è Il Pizzicante, locale dalle mille sfaccettature situato all’interno della galleria Fogli, in pieno centro.
Da fuori può apparire come un bar con gastronomia, con annessa salumeria, ma una volta entrati ci si rende conto di essere dentro un tempietto della gastronomia.
Anche perché sarete subito ghermiti dall’esuberanza del gestore, Alberto Ghisoni, pronto a sciorinarvi tutte le storie che stanno dietro i prodotti del locale.
Sedersi qui è l’occasione per provare le specialità della salumeria territoriale, anche perché la qualità è elevatissima quanto la quantità disposta sui taglieri.
Favoloso il prosciutto crudo, un velluto salino che ti accarezza il palato.
La zia è una tipologia di salume tipica del ferrarese, saporita e sapida alla massima potenza, caratterizzata dall’aroma di aglio.
Caratteristica quest’ultima condivisa con il salame tradizionale ferrarese che però è più tenace nella trama della carne, oltre a essere molto equilibrato nel combinare il grasso e il salato.
Il Capriccio è un salume a grana grossa quanto morbida, dai sentori delicati che lasciano emergere una gradevole nota acida tra le saporite maglie della componente grassa.
A Ghisoni piace giocare con i formaggi, sperimentando in proprio tecniche casearie innovative. Uno degli esiti più convincenti è il gorgonzola allo champagne che abbiamo provato, decisamente stuzzicante.
Il tutto accompagnato da una buona piadina, anche se non così strepitosa come decantata.
Abbiamo accompagnato la degustazione con un Merlot di Mattarelli, la cui lieve vivacità esalta la freschezza del frutto: perfetto su un tagliere di salumi.
Ma volendo si può attingere a una ricca offerta di ottime birre artigianali.
La visita al locale può essere anche l’occasione per fare shopping di delizie territoriali, di cui sono ricchi gli espositori.
In evidenza, i prodotti della catena Noi da Parma, tra cui dei liquori della tradizione emiliana molto rari da trovare.
Info: Il Pizzicante degustazione