Specialmente… a Comacchio: luoghi da vedere
A Comacchio, la Bellezza fa i ponti col passato
Deve esserci stata anche l’invidia per la bellezza unica di Comacchio, tra le motivazioni che hanno spinto più volte i Veneziani a distruggerla.
Perché se conosci Comacchio, trovi inaccettabile la definizione di “piccola Venezia”: questa città che galleggia nel Delta del Po ha grazia ed eleganza talmente originali che risulta del tutto fuori luogo l’accostamento alla Serenissima.
Nemmeno dal punto di vista geomorfologico sono assimilabili, trattandosi una di Valle e l’altra di Laguna, due modi differenti di ricavarsi una terraferma abitabile tra le affettuose spire delle acque.
Ben pochi luoghi al mondo possono rivaleggiare con l’emozione che ti dà il primo impatto con Trepponti, scorcio di pittura del reale en plein air che ti sottrae il fiato ogni volta che lo osservi.
Poi ti lasci scivolare tra le vie e ti sembra di essere un flutto placidamente trasportato dai canali che fuggono prospetticamente tra ponti e palazzi di raro pregio architettonico…
… e quella curiosa stravaganza di popolare i canali con animali acquatici finti che stagliano la loro sagoma sui pesci, quelli veri, intenti a procurarsi qualche briciola di pane scivolata ai turisti.
Sei in un altro mondo, quando ti trovi a Comacchio. Sarà l’effetto di essere nel bel mezzo di un coacervo urbanistico nato dal concerto di tredici isolotti collegati dalla mano del volitivo Uomo comacchiese, a farti sentire a tua volta una piccola isola.
Musei di vivida suggestione e ristoranti di colto quanto goloso appagamento, ordito urbano che scandisce meraviglia a ogni angolo e una corona di Natura che cinge il centro abitato: mentre ti interroghi sul perché non ci sei venuto prima, allo stesso tempo ti chiedi per quale ragione dovresti andartene.
Un motivo lo trovi giusto per allungarti appena qualche chilometro, fino al verde della pineta del Lido di Spina, dove è immerso il soggiorno estivo dell’artista Remo Brindisi divenuto oggi una casa-museo (www.casamuseoremobrindisi.com).
Per il resto, al visitatore costretto a un certo punto a porre fino al proprio soggiorno, rimane la consolazione che qualunque cosa abbia vissuto in città, gli rimarrà dentro in maniera indelebile: neanche la tanta acqua di cui saranno popolati i suoi ricordi, potrà corroderli.
Info: www.comune.comacchio.fe.it
In barca nelle Valli di Comacchio, museo vivente di una comunità
Le Gite in barca nelle Valli di Comacchio e nel Parco del Delta del Po sono irrinunciabili se si vuole comprendere a fondo il genius loci del popolo comacchiese.
E’ in questi luoghi che è nato il territorio di Comacchio, sottratto progressivamente alle acque e armonizzato con esse, fino a consegnarlo a uno splendore architettonico senza pari.
Sempre qui si è forgiata la tempra delle gente del posto, sedimentando nei secoli forza di volontà e ingegno necessari per sopravvivere a condizioni di vita proibitive.
Le Valli di Comacchio, pur incantando con la loro bellezza, mantengono vive infatti le vestigia di questa fiera lotta che ha piegato la Natura alle ragioni della Poesia quotidiana. Perché poetici sono quei casoni in cui si svolgeva la vita faticosa ma organizzata di chi traeva dalle acque dolci e insieme salate il sostentamento di un’intera comunità.
Luoghi oggi adattati a eco-museo che raccontano il divenire antropologico dipanatosi nelle Valli.
Le escursioni all’interno del Parco del Delta proposte da Po Delta Tourism, sono numerose: dicono il vero quando dichiarano che “permettono di scoprire, attraverso vie d’acqua e di terra, le bellezze e i molteplici aspetti di questo ambiente unico nel suo genere”.
I percorsi hanno titoli come In barca nelle Valli di Comacchio: alla scoperta dei casoni di valle, In barca e in bicicletta nelle Valli di Comacchio, Escursione alla Salina di Comacchio e Visite guidate alla città di Comacchio ed al Parco.
Abbiamo partecipato alla prima, “percorso storico-naturalistico nelle valli di Comacchio”, durante il quale, “circondati da centinaia di uccelli, fra cui i fenicotteri rosa”, si naviga “nell’antico paleoalveo del Po, accompagnati da una Guida turistica, alla scoperta dei luoghi di pesca e di un ambiente insolito e suggestivo”.
L’escursione infatti prevede la sosta e la visita a due vecchie Stazioni da Pesca (Pegoraro e Serilla)…
… dove sono state mantenute intatte “le strutture e gli arredi originali dei casoni, le attrezzature legate alla vita dei Vallanti (i pescatori delle Valli), nonché un impianto da pesca tradizionale (Lavoriero) fedelmente ricostruito con canna palustre”.
Qui, gli ambienti sono stati recuperati all’aspetto che avevano quando ci vivevano i vallanti…
… riproducendo l’organizzazione del lavoro, i luoghi della fatica e quelli della convivialità…
… le scale gerarchiche e gli strumenti della collaborazione solidale.
A condurci in questa escursione è stato Dario Guidi, cui abbiamo chiesto di raccontarcene i particolari.
Info: www.vallidicomacchio.info
Nella Salina di Comacchio, la Natura riflessa nello specchio d’acqua
“Altro che Camargue!”. Te lo senti dire da tutti quelli che vivono o lavorano nelle Valli di Comacchio, o che semplicemente le conoscono e quindi inevitabilmente le amano.
Perché questo paradiso, come la regione francese, è tra i luoghi prediletti di nidificazione dei Fenicotteri Rosa, i quali evidentemente di bellezze naturali se ne intendono.
Si concentrano soprattutto nell’area che una volta ospitava la Salina di Comacchio, luogo che dispensa non soltanto incanto paesaggistico ma anche ricordi di un’attività un tempo basilare per la comunità comacchiese.
Qui possono quindi incontrarsi tanto gli amanti del birdwatching e del trekking, quanto gli appassionati di vicende umane e archeologia rurale.
“Le Saline si estendono per 600 ettari e si articolano in fitti intrecci di canali, specchi d’acqua, con chiuse ed impianti di derivazione delle acque ed alcuni casoni dismessi lungo il perimetro”, informa il sito www.vallidicomacchio.info, cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna per aiutare i visitatori a orientarsi nella scoperta di questi luoghi da favola.
Tra le escursioni organizzate, per esempio, da Po Delta Tourism, ce n’è una che prevede l’attraversamento delle Saline, passando argini e toccando resti di quel passato come la Torre Rossa, giungendo fino alla Centrale Elettrica delle Saline.
L’attività di estrazione del sale qui è stata interrotta nel 1984, quando non venne più ritenuta un’attività remunerativa.
“Proprio per l’assenza di attività umane e quindi di disturbo, è stata eletta da moltissime specie di uccelli come sito ideale per la nidificazione e dal 2000 anche una delle più importanti colonie italiane di Fenicottero Rosa vi si è insediata stabilmente”, spiegano sempre sul sito citato.
E’ splendido attraversarla a piedi, anche soltanto per poche centinaia di metri, perché ti senti avvolto da una pace sospesa tra il lirico e il metafisico, complice la tavolozza di colori che ti si apre innanzi allo sguardo, su cui volteggiano come pennelli ispirati gli uccelli che planano sulle acque placide delle Saline.
Nel video che segue, sprazzi di quanto è possibile vivere, immergendosi nella natura delle Saline di Comacchio.
Info: www.vallidicomacchio.info
La pesca nelle Valli di Comacchio: la psicologia come esca
Hanno dovuto parecchio affinare l’ingegno i pescatori delle Valli di Comacchio per arrivare a concepire il raffinato e infallibile sistema per catturare le anguille.
Nel corso del tempo hanno studiato ogni particolare della vita delle anguille: le abitudini, la morfologia, le esigenze vitali, le predilezioni, arrivando perfino a intercettarne le pulsioni sessuali per poterle pescare. Una vera e propria analisi del comportamento e perfino della psicologica animale che rende ancora più affascinante tale antica attività.
Tutto questo studio è confluito nel concepimento del lavoriero, “uno strumento molto antico, ma ancora efficiente e fondamentale per la pesca di valle, che consente di catturare le anguille separatamente da cefali e altri pesci, durante le loro migrazioni a mare, stimolate dall’istinto riproduttivo”. In pratica, “si tratta di un manufatto formato da una serie di bacini comunicanti” che agisce sul “fatto che tutti i pesci di valle, in un certo periodo dell’anno, sentono l’istinto di emigrare verso il mare e viceversa di ritornare alla valle”.
“Il lavoriero li fa convergere in passaggi obbligati e li cattura, all’entrata ed all’uscita, in due fasi: nel primo sbarramento, a maglia più larga, restano impigliati tutti i pesci, tranne l’anguilla, che essendo più sottile riesce ad oltrepassarlo, ma viene bloccata al secondo sbarramento, caratterizzato da maglie più fitte”.
Ne deriva che un buon vallante deve sapere “che l’anguilla sessualmente matura, in autunno, specie nelle notti senza luna e burrascose, non può evitare di spingersi a mare per la riproduzione”. (www.vallidicomacchio.it).
Dimostrazione di tutto ciò viene resa nelle Valli di Comacchio dagli operatori del Parco Delta del Po dell’Emilia Romagna, guidati con notevole capacità descrittiva e perfino affabulatoria da Piercarlo Farinelli: lo abbiamo filmato durante una sua spiegazione del lavoriero a favore dei visitatori.
Info: www.parcodeltapo.it
La Manifattura dei Marinati di Comacchio, fabbrica di identità
Un autentico monumento all’attività identitaria di un’intera comunità: la Manifattura dei Marinati di Comacchio è insieme un Museo ma anche Memoria viva, dove a essere musealizzati non sono soltanto degli oggetti, ma anche un’intera attività che ancora prosegue.
Qui infatti ancora oggi avviene la marinatura delle anguille, quelle selvatiche, le uniche che possano fregiarsi del Presidio Slow Food che ne tutela il mantenimento in vita.
Gestito con amore e competenza dal Parco del Delta del Po dell’Emilia Romagna, offre in determinati periodi dell’anno un’esperienza totalizzante, unendo alla visita contemplativa anche il coinvolgimento emotivo della lavorazione dal vero dell’anguilla, attraverso laboratorio alimentari in cui viene svolta realmente l’attività della spiedatura e della conseguente cottura nei caratteristici camini crepitanti della Sala dei Fuochi.
“L’antica Manifattura dei Marinati rappresenta un pezzo importante della storia di Comacchio, perché ha rimesso in moto l’intero ciclo di lavorazione delle anguille e delle acquadelle” spiega Ferrara Terra e Acqua, Portale Turistico della provincia ferrarese.
“E’ una fabbrica attiva per alcuni mesi l’anno”, incastonata nel centro storico di Comacchio, ma anche un museo che “propone un percorso storico testimoniale”…
… articolato su oltre milleseicento metri, il cui cuore è la Sala dei Fuochi, “in cui sono conservati dodici camini intervallati da nicchie, in cui avveniva e avviene tutt’oggi la lavorazione dell’Anguilla marinata delle Valli di Comacchio”.
La parte puramente espositiva ha un forte approccio evocativo, come l’area della Calata o Fossa, “dove approdavano le barche colme di anguilla e pesci destinati alla marinatura”…
… ricreata all’interno di un ambiente parzialmente allagato, con suggestiva vista su un reale corso d’acqua esterno.
“Nel suo stato originario, è conservata inoltre la Sala degli aceti: con i tini e le botti”.
La Manifattura dei Marinati di Comacchio è inserita nell’eccellente circuito dei Musei del Gusto dell’Emilia Romagna, tra le reti museali meglio gestite in tutta Italia, oltre che tra le più moderne ed empatiche con i visitatori.
Una volta tanto è perfino doveroso un passaggio al bookshop, perché soltanto qui si può trovare in vendita l’anguilla Marinata Presidio Slow Food, insieme ad altre delizie territoriali come l’Acquadella marinata e l’Acciuga marinata: cibi, certamente, ma con lo stesso valore culturale di un libro o di un catalogo di una mostra.
Info: www.comune.comacchio.fe.it, www.ferrarainfo.com
Il Museo della Nave Romana di Comacchio, carico di Storia
Non è semplicemente un luogo espositivo archeologico, il Museo della Nave Romana di Comacchio, perché gli oggetti del carico di quell’antico natante rappresentano il racconto delle attività commerciali e delle abitudini alimentari di quel tempo.
Un tempo lontano poco più di duemila anni, tanto quanto sarebbe trascorso dall’inabissamento della nave romana di epoca imperiale “rinvenuta in maniera fortuita nell’immediata periferia di Comacchio, a lato della strada verso Ferrara in Valle Ponti, nel 1981, durante i lavori di manutenzione dei canali di bonifica”, come racconta il sito del Comune, aggiungendo come informazione che “la nave naufragò, probabilmente a causa di una mareggiata e si arenò presso la foce del fiume durante il suo tragitto verso il Po”.
Si tratta di una “una nave mercantile di epoca romana che aveva conservato interamente il carico commerciale e anche molti oggetti di uso quotidiano, parte dell’armamento della nave o utilizzati nelle molteplici funzioni della vita di bordo: i bolli commerciali impressi sui lingotti di piombo del carico consentivano di datare il viaggio della nave in un arco di tempo preciso: l’epoca di Ottaviano Augusto prima della morte di Agrippa, suo collaboratore e genero, entro il 12 a.C.”.
Oggi ciò che resta della nave non si trova all’interno del Museo, poiché sottoposto a un lungo, delicato e a quanto pare molto problematico restauro: tuttavia nell’allestimento una serie di soluzioni sceniche permettono di percepire il relitto.
Il Museo, inaugurato nel 2001 all’interno dell’antico complesso industriale di Palazzo Bellini, si articola in due sale, in cui si dipana uno spaccato della vita di allora, tra oggetti di uso quotidiano e altri necessari per la navigazione, oltre a quelli inerenti l’attività portuale, l’igiene e la medicina, la pesca e il gioco d’azzardo.
Di particolare fascino i reperti legati alla gastronomia di allora. “A bordo si cuocevano i cibi”, racconta ancora il sito del Comune, “come testimonia la presenza di una cambusa a poppa fornita di un piano di cottura in argilla refrattaria e coperta da tegole”. Inoltre “vi sono anche strumenti per la pesca, tra cui un’ancoretta per la cattura di grossi pesci, polpi o calamari” ed “è stata trovata una nassa piena di mitili, pronti per essere consumati”.
Si presume che sulla nave viaggiassero anche partite di vino e “contenitori per liquidi, forse vuoti o forse pieni di semi, farine o altro, carne di pecora, bue, maiale, gallo”.
Ci introduce la visita filmata al Museo un rappresentante della società che lo gestisce.
Info: www.comune.comacchio.fe.it