Spumanti maiuscoli di Vermentino, da Quartomoro di Sardegna
La tecnica della vinificazione spumatizzata non è consueta in Sardegna e alla Quartomoro lo sapevano bene quando hanno deciso di infrangere questo limite e provare a dare vita a bollicine sarde di livello.
La “micro-azienda” (ipse dixit) di Arborea (Oristano) per le sue bollicine ha scelto il vitigno-simbolo a bacca bianca della regione, il Vermentino, semi-aromatico della penisola iberica che tuttavia “è comparso in Sardegna molto recentemente”: è dagli anni ’60 che “la produzione del Vermentino è estesa a quasi tutte le zone viticole dell’isola, perdendo la definizione di vitigno minore” e diventando “il principale vitigno bianco della Sardegna”.
Partendo dall’osservazione empirica che “con le prevendemmie si garantisce acidità per grandi bollicine”, è nel 2009 che alla Quartomoro iniziano a “giocare” a fare lo spumante, “spinti dalla curiosità, di vedere, sentire, gustare un’uva della tradizione sarda con le bolle”.
Si arriva così a due declinazioni in bottiglia, il cui nome, come per tutti i prodotti dell’azienda, è una perentoria lettera maiuscola.
La lettera Q contrassegna il Brut Metodo Classico, il cui percorso prevede almeno sei mesi in acciaio e quattro in bottiglia: “nell’anno successivo viene fatto rifermentare per la presa di spuma e fatto riposare per almeno diciotto mesi prima della sboccatura”.
Appena stappato e portato al naso, stordiscono i suoi profumi eccezionali per potenza che sembrano riecheggiare la macchia mediterranea, mentre la portentosa freschezza aromatica trascina sul palato densi sentori canditi.
Nel presentarlo, Quartomoro cita l’esperienza del “Metodo Classico Made in Sardinia, discusso e discutibile: il primo fu negli anni ’20 sig. Tamponi a Calangianus e noi oggi ci riproviamo; tecnica ed esperienza ancora giovane, ma tanta voglia di imparare”.
Quartomoro alza decisamente il tiro con Z Frizzante Sui Lieviti, un metodo familiare, come annuncia la chiusura della bottiglia con un tappo corona.
La sua realizzazione testimonia tigna e talento di questi vignaioli colti e appassionati: “nel 2012 abbiamo soddisfatto la nostra curiosità di rifermentare in bottiglia una piccola parte del nostro vino Base Spumante del 2011, con l’aggiunta del mosto 2012; la presenza dei lieviti ci regala due vini in uno e un vino crudo, poco convenzionale, ma che richiama la nostra tradizione contadina”.
La via verso il bicchiere passa da almeno sei mesi in acciaio e quattro in bottiglia, poi “a settembre dell’anno successivo viene fatto rifermentare con il 5% di mosto bianco per la presa di spuma e fatto riposare per almeno sei mesi”.
Il risultato è che dal Mediterraneo ci si trasferisce negli oceani, in piena tempesta tropicale, in cui l’ananas sembra trionfare tra i tanti sentori fruttati.
La sua voluta torbidezza rende il sorso carnoso e denso, dando la sensazione di un vino che si possa masticare, mentre il piacere sciaborda tra le fauci.
I produttori segnalano che “dopo decantazione, se adeguatamente scaraffato, si può presentare brillante, mutando lievemente aspetto estetico e organolettico, risultando più pulito alla vista e al naso, più acido e meno rotondo in bocca”, ma noi consigliamo vivamente di berlo così com’è, lasciando che i lieviti in sospensione innervino di personalità e spessore queste grandissime bollicine.
Abbiamo chiesto di parlarci di queste splendide bollicine autoctone sarde chi vi sta dedicando tanta appassionata attenzione, Piero Cella, anima di Quartomoro insieme a Luciana Baso.
Info: www.quartomoro.it