Storie millenarie al Move, Museo Civico Archeologico di Vico del Gargano
La civiltà di una comunità si misura dalla capacità di tutelare la sua memoria ancestrale e di raccontare la propria identità, perché così manifesta consapevolezza e senso di appartenenza: tutto ciò accade, magnificamente, a Vico del Gargano, miracolo socio-architettonico così splendente che dalla provincia di Foggia riesce a illuminare tutta l’Italia.
Culmine del suo senso della Storia è il Move, il Museo Civico Archeologico “Francesco delli Muti” che fin dalla sede afferma la sua natura identitaria: l’edificio Opera Pia Monaco in via Sbrasile 11, palazzo borghese datato 1860 che ben rappresenta il pregio architettonico di un centro inserito con buona ragione tra i Borghi più belli d’Italia.
Istituito nel 1979, sta per celebrare i quarant’anni dalla fondazione, anni in cui si è assunto l’arduo compito di raccontare la nobilissima remota storia di un territorio che per millenni ha visto alternarsi popoli ricchi di culture e istanze di enorme fascino.
Un racconto che si dipana attraverso le collezioni museali “allestite in quattro sale suddivise tra il piano seminterrato e il piano terra, in espositori illuminati e corredati da una adeguata documentazione fotografica e da una serie di pannelli illustrativi sulla natura, sulla funzione dei reperti e sulle aree archeologiche di provenienza”.
Fa bene il sito della struttura a sottolineare che “il Museo svolge attività di ricerca, divulgativa e didattica”, perché parte della sua collezione la si deve anche a chi vi ha lavorato in questi anni, mentre il prestigio dell’istituzione è stato mantenuto elevato grazie alla competenza e alla passione fuori dal comune di chi ha tutelato e divulgato il patrimonio qui esposto.
Il tragitto di visita è puntellato da “pannelli in cui viene messa in evidenza la storia del nostro territorio”, attraverso testi scientificamente inappuntabili che hanno anche il pregio dell’intellegibilità, compiendo in tal modo un vero servizio pedagogico.
Come divisa per capitoli, la narrazione si dipana per macro-argomenti, a partire da quello suggestivo che descrive Il Gargano nella Preistoria, facendo leva sul suo essere “stato abitato fin dai tempi più remoti”, con tracce negli insediamenti e nei reperti tramandati, i quali ci parlano di “una economia basata non più esclusivamente sulla caccia, ma anche sulla raccolta di molluschi”, insieme alla “nascita dei villaggi trincerati garganici, importanti nel processo di civilizzazione del Neolitico dauno” e all’espansione “di un notevole commercio dell’industria della selce”.
Si passa così Dai Dauni all’epoca romana, in cui si affronta il tema dell’evoluta popolazione dauna “caratterizzata da un mondo religioso ricchissimo di culti e da una fiorente cultura artistica”.
Focus sulla Necropoli di Monte Tabor le cui esplorazioni hanno portato alla luce una profonda “ideologia della morte”.
Dalla Necropoli di Monte Pucci emergono invece sfumature sulle liturgie e la conferma della grande diffusione nel Gargano di ipogei antropizzati.
Ogni fermata dello sguardo su una teca regali barlumi di meraviglia, per la grazia dei manufatti…
… il pregio delle lavorazioni artigianali…
… i richiami alla vita che fu.
Incastonata nel medesimo edificio, troviamo la Biblioteca pubblica “Giuseppe del Viscio”, così intensamente frequentata, anche da giovanissimi, da testimoniare la vitalità intellettuale di Vico del Gargano.
Il suo patrimonio librario iniziale di cinquecento volumi è stato accresciuto da una serie di donazioni, tra documenti, libri antichi, manoscritti, tra i quali si trovano materiali preziosi per “lo studio e la conoscenza della storia e della cultura meridionale in epoca moderna”.
La struttura nel suo insieme si fa ammirare per l’organizzazione e il buon funzionamento, sintomo anche di un’amministrazione pubblica che evidentemente crede nella cultura locale come biglietto da visita di un intero comune e dei suoi abitanti.
Info: http://www.move.fg.it/it/