Tacchino, da generazioni vini piemontesi storici “vivi” del Monferrato
Se accedete alla home del sito della cantina Tacchino, noterete come prima ancora di parlare di sé e dei propri vini essa invece voglia tessere l’elogio del Monferrato, il territorio di appartenenza, vissuto evidentemente come entità preminente della sua attività, come se i nettari creati sgorgassero direttamente dal genius loci.
Un luogo vocato all’eccellenza vitivinicola, questa regione storica piemontese “da sempre una delle grandi patrie del vino, dove i vigneti, nelle esposizioni e nelle terre migliori, si alternano ai lussureggianti boschi”, territori verdeggianti in cui “trovano posto le coltivazioni dell’agricola Tacchino, sviluppata su una superficie di 25 ettari, di cui circa la metà vitati: l’esposizione Sud Sud-Est, la terra bianca e l’anfiteatro naturale che protegge i vigneti dai venti provenienti da Nord uniti alla bassa produzione per ettaro fanno sì che il prodotto sia curato e di qualità eccellente”.
Per esaltare tanta qualità “la raccolta dei tralci ha luogo in momenti diversi per tutto settembre e ottobre ed è effettuata a mano, in cassetta, con selezione dell’uva in vigna nel pieno rispetto di una tradizione che vuole un contatto diretto e attento con la terra e il prodotto”.
Oggi sono Romina e Alessio che “seguono tutta la produzione dell’azienda, grazie al supporto di nuovi strumenti tecnologici per la coltivazione, alla supervisione di agronomi molto preparati, all’affiancamento di esperti enologi durante il processo di vinificazione, a continui e rigorosi controlli in vigneto e in cantina”, aggiungendo “valore e riconoscimenti a un vino che la tradizione aveva già reso stimato”.
Per questo in azienda fanno tesoro degli insegnamenti dei loro avi contadini, in primo luogo l’amato nonno Carletto, fondatore della cantina.
E’ da oltre tre generazioni che questa famiglia produce vini: l’Azienda Vitivinicola Tacchino nasce infatti “a Castelletto d’Orba, nell’Alto Monferrato piemontese, verso la seconda metà del secolo scorso”, proprio in mezzo alle terre che da una parte esprimono il bianco Gavi e dall’altra il rosso Dolcetto d’Ovada, i quali insieme alla Barbera del Monferrato “rimangono ancora oggi le perle più preziose dell’azienda”.
La frase totem della famiglia recita “il vino è vivo”, in quanto “nasce, cresce, si evolve e matura”, pertanto soltanto “con una dedizione totale e un’attenzione continua può sviluppare tutte le sue potenzialità e restituire emozioni profonde attraverso le sue numerose sfumature di gusto, corpo e profumo”.
Per la degustazione partiamo dal vino del cuore di Romina Tacchino, il Dolcetto d’Ovada du Riva del 2014 il cui nome è un omaggio al citato nonno: si annuncia con un classico bouquet erbaceo di sottobosco, prima di esprimere al palato una fantasmagoria sensoriale che mette insieme mora di rovo, mirtillo, corbezzolo, cioccolato fondente e cardamomo.
Sorso denso, materico, dall’importante impronta zuccherina, vino da perdere la testa.
Albarola è Barbera Monferrato in purezza che al naso propone toni muschiati e in bocca prugna, ribes rosso, sorbo, carruba, insieme a una nota di karkadè.
L’intensa acidità rende golosa la beva che diventa scorrevole ed eccitante.
Il sorso succoso è irresistibile ed entusiasmante, grazia a una dolcezza disarmante.
Questi due vini appena descritti vivono entrambi maturazione e affinamento in tonneaux da 500 l. per un periodo variabile a seconda dell’annata.
Ma è possibile godere versioni di Dolcetto d’Ovada e Barbera Monferrato vinificate in acciaio nonché maturate e affinate in acciaio e vetro che rappresentano una sorta di sfida enologica, poiché dimostrano l’ottima capacità di invecchiamento di tali vini anche nella versione più nuda, infatti il primo è del 2014 e il secondo del 2015.
In entrambi i casi la vinificazione mette in evidenza la freschezza e ne esalta il dato olfattivo silvestre, mentre il frutto è pieno, rotondo, a piena maturazione, dal sorso carnoso, quasi masticabile, ma al tempo stesso setoso e carezzevole.
I due vitigni con la medesima lavorazione si ritrovano nel blend di Dolcetto e Barbera denominato Buongiorno, vino di formidabile godibilità in grado di mettere d’accordo tutti i palati e di rivelarsi eclettico negli abbinamenti.
Il bianco identitario della casa è il Gavi del Comune di Gavi il cui bouquet erbaceo tende al balsamico, mentre il gusto ne avverte immediatamente la spiccata sapidità e un intrigante screziatura di umami, preludio a un corredo di sapori che portano alla mente avocado, olivello spinoso, alchechengi e genziana.
Beva ghiotta che si bea di una notevole ricchezza di sfumature.
E’ proprio la citata Romina Tacchino che abbiamo intervistato per conoscere maggiori dettagli su questa esperienza: trovate il suo intervento nel video che segue.
Info: https://luigitacchino.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/luigi-tacchino/