Teatro Sociale di Rovigo, tempio di una sensibilità musicale secolare
Un gioiello architettonico come il Teatro Sociale di Rovigo, depositario di un fascino speciale, non nasce per caso, bensì è espressione di un genius loci spiccatamente vocato e di una sensibilità autoctona diffusa: infatti la località rodigina è ritenuta depositaria di un secolare amore viscerale verso la musica più nobile, testimoniato da un documento che certifica già nell’anno 1683 il primo allestimento di un melodramma in città.
E’ l’humus culturale dal quale germoglia il Teatro Sociale, eretto fra il 1817 ed il 1819 “rispecchiando la convinzione dell’epoca che considerava il melodramma come il genere di spettacolo meritevole della massima considerazione”, come si legge sul sito del Portale Ufficiale del Turismo della Provincia di Rovigo (http://www.polesineterratraduefiumi.it/pagine/scheda_teatro.php?id=4).
Viene fatto notare come “a dispetto della relativa scarsità di popolazione e della oggettiva scarsità di ricchezza, il melodramma a Rovigo dovette incontrare un notevole favore, se presto in città divennero normali tre stagioni d’opera all’anno”.
Chiamato originariamente Teatro della Società, ebbe un’apertura al pubblico il 3 marzo del 1819 con L’ombra di Fetonte, ossia l’omaggio della riconoscenza rodigina di Sante Campioni, “in occasione della visita a Rovigo dell’Imperatore Francesco I d’Asburgo”, nonché un’inaugurazione ufficiale il 26 aprile 1819 con la rappresentazione di Adelaide di Borgogna di Pietro Generali
Il Teatro che vediamo oggi in piazza Garibaldi a Rovigo è però il frutto di successivi restauri e interventi di ricostruzione, circostanze che spiegano la convivenza di architetture neoclassiche con decorazioni in stile Liberty.
La nuova vita del Teatro Sociale parte nel 1904 con Pietro Mascagni che vi dirige la propria Iris, concentrandosi però dopo sulla ricerca di giovani talenti, anche per sopperire a limitate disponibilità economiche; è per questa ragione che esso può vantare di “aver tenuto a battesimo due dei maggiori cantanti del nostro secolo: Beniamino Gigli e Renata Tebaldi”.
Proprio per sostenerne l’attività, viene “rilevato dall’Amministrazione Comunale che dal 1964 ad oggi, oltre a curarne il radicale restauro, provvede alla sua gestione diretta affidata all’Assessorato alla Cultura e Spettacolo”, ospitando “oltre alla stagione lirica e di balletto” anche “un’affermata e seguitissima stagione di prosa, una stagione concertistica e numerose altre iniziative di spettacolo rivolte anche a favore dei giovani”.
Il Teatro però merita una visita indipendentemente dagli spettacoli, per la sua grazia estetica ma anche per il carico di Storia e storie che è in grado di offrire, come dimostrano le interessantissime visite guidate che si svolgono dal lunedì al venerdì, per le quali si possono concordare modalità e orari con l’ufficio promozione e immagine (per prenotazioni: [email protected]).
La visita inizia a regalare emozioni non appena si varca la soglia del teatro, poiché si viene accolti da alcune opere d’arte di Gabbris Ferrari, figura fondamentale della cultura cittadina (e non soltanto), talento eclettico che ha brillato come pittore, scenografo, regista, scultore e scrittore. L’artista rodigino, scomparso nel 2015, ha legato fortemente la propria attività con quella del Teatro Sociale, per il quale ha curato importanti allestimenti e diretto il laboratorio scenografico.
Negli ambienti odierni del teatro affiorano sprazzi della sua arte fortemente caratterizzata da un forte afflato programmatico intellettuale che confluiva in un tocco umorale riconoscibilissimo.
Le sue figure che sembrano scarnificazioni degli automi dei romanzi di E.T.A. Hoffmann sono assemblati con materiali di risulta rivenuti durante le sue camminate speculative, ma sublimano l’objet trouvé duchampiano per affiancarsi piuttosto alle astrazioni antropomorfe picassiane, stagliandosi nello spazio richiamando l’idea di una materializzazione tridimensionale dei collage di Ardengo Soffici.
Subito dopo è lo spazio della rappresentazione a sottrarti il respiro, investendoti dell’energia di tanta arte espressa sul palcoscenico…
… mentre la concentricità dei palchi induce alla vertigine…
… prima di essere ammaliati dai ricami dei decori…
… e dalla teoria di illustri intelligenze consegnata a imperitura memoria in ritratti tondeggianti.
Approdando sul palco, è di grande valore pedagogico la descrizione dettagliata del dietro le quinte, non soltanto perché svela i meccanismi nascosti dietro la quarta parete, ma anche perché restituisce il giusto valore al lavoro delle maestranze.
Proseguendo, nel passaggio da un piano all’altro, lo sguardo viene rapito da arredi di pregio…
… da modelli di scenografie che lontani dall’ipotetico divenire appaiono come diorami di matrice letteraria…
… o come simulacri espressionisti.
Le altre sale parlano della vitalità delle attività attuali che si aprono alla contaminazione dei generi musicali…
… proprio davanti al severo monito delle fondamenta classiche su cui poggia la struttura…
… con le memorie che, si dice e c’è da crederci, sono ancora depositarie di vita propria.
Un compendio visivo di questa visita lo trovate nel video che segue.
Info: http://comune.rovigo.it/web/rovigo/vivere/teatro-sociale
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