Tenuta Rottensteiner a Bolzano, vini altoatesini scolpiti nella roccia
E’ una storia scolpita nella roccia quella della famiglia Rottensteiner che proprio da una pietra rossa prende il suo nome, dimostrazione della validità della locuzione latina nomen omen che indica un destino nel nome: la sua vicenda dinastica infatti è solida e antica come una memoria litica, mentre i vini che produce in quel di Bolzano derivano da uve coltivate sul porfido.
Una perfetta adesione tra geologia e genealogia che salda la Tenuta Rottensteiner al suo territorio, dove questa antica famiglia è stata molte generazioni fa una delle prime a esercitare la vitivinicoltura nella provincia, tanto da farle affermare che “la storia della città di Bolzano, come quella della nostra famiglia, è strettamente legata alla viticoltura”.
Ne consegue che “la reminiscenza delle origini e il rispetto delle tradizioni sono degli importanti segnavia del nostro lavoro quotidiano”, svolto in cinque masi che ricoprono “un ruolo chiave per la nostra famiglia e la nostra azienda, ognuno con una sua storia molto personale”.
La storia aziendale è semplice ma carica di significato: “oltre 50 anni fa il nostro nonno Hans ebbe un sogno, quello di produrre il suo proprio vino; il sogno di nonno Hans è oggi il nostro sogno”.
La cantina è stata fondata nel 1956, dando priorità alla vendita del vino sfuso in Svizzera, ma negli anni ’80 con l’ingresso in cantina del figlio Toni “il lavoro si concentrò sulla produzione di vini in bottiglia”, mentre nel 2001 “nuovo sostegno all’attività venne portato dall’ingresso del nipote Hannes”.
La tenuta segue sin dalle origini la tradizione di non vinificare soltanto l’uva dei dieci ettari dei vigneti di famiglia, bensì di integrarla con quella di circa 60 contadini della zona con i quali c’è un profondo rapporto empatico di collaborazione fondato tanto sulla solidarietà contadina quanto sul rispetto umano e la condivisione di valori.
Oggi “Toni e Hannes dirigono insieme la cantina, sostenuti dalle donne di famiglia: sincerità e autenticità sono i loro valori principali, nella vita privata e nel lavoro”, infatti “un principio guida del nostro lavoro: nessun vino viene imbottigliato se non convince tutta la famiglia”.
La cura è quindi massima, cercando di trarre il meglio dall’unione di tradizione e innovazione: ne deriva che “grandi botti di rovere di cinquant’anni si affiancano a serbatoi di acciaio e barrique”, mentre “ogni vigneto trasmette le proprie caratteristiche al vino: in cantina rispettiamo e valorizziamo queste caratteristiche e mediante un attento lavoro arriviamo alla creazione del vino finale”.
Il distributore Proposta Vini sottolinea che “gran parte dei prodotti sono monovarietali con attenzione particolare alle varietà tipiche della zona di Bolzano”.
Partendo dai bianchi, abbiamo individuato in Eisacktaler Sylvaner, espressione del Sylvaner nella vocata Valle Isarco, un autentico capolavoro, fin dal suo travolgente bouquet di fiori di campo, seguito da un esuberante approccio minerale ricco di acidità che lascia fluire ananas maturo, avocado, alchechengi, pompelmo rosa e una screziatura di genziana.
La bevibilità è impressionante per scorrevolezza e capacità ecumenica, essendo in grado di coinvolgere in maniera trascinante ogni categoria di degustatore.
Rimane scolpita la sua lunga persistenza che segue un finale di fantasmagorica complessità.
Per la storia enologica invece la varietà più importante tra i bianchi altoatesini è il Pinot Bianco, come il Carnol che “prende nome dalla borgata San Pietro in Carnol” in cui è nato Toni Rottensteiner: pur nella sua classicità, intriga per il diffuso carattere agrumato che dall’olfatto al gusto regala arancia Navel e mandarino verde, insieme a note di mela Annurca, scatenando una beva molto golosa grazie anche alla sua sapidità.
Il Pinot Grigio che “cresce a Bronzolo ed a Frangarto, due paesi a sud di Bolzano, in fondovalle o in leggera collina, ad un’altitudine di 250-300 m circa” si caratterizza per un’insolita muscolosità che rende carnoso il sorso, ingentilito dai profumi floreali e da ghiotte screziature di cantalupo, platano cotto, cannella e maggiorana.
Abbiamo decisamente perso la testa anche per il Goldmuskateller, un Moscato Giallo in purezza che incanta già con il suo profumo di pera che in bocca esplode come Madernassa, accompagnata da succo di ananas e albicocca essiccata, con un finale di limone.
Acido e minerale, ha una beva strepitosa e invitante.
Il Müller Thurgau in buona parte “cresce su due masi a Sabbia vicino a Bolzano, ad una quota di 600-700 m., ai piedi del castello Rafenstein”, trasferendo al vino una notevole aromaticità tra gelsomino al naso ed echi vanigliati al palato, affiancati da suggestioni tropicali, cedro e camomilla.
Lo Chardonnay risponde ai descrittori tipici delle sue uve e quindi ai fiori primaverili del bouquet, cui associa in bocca albicocca, nettarina e kiwi giallo, insieme a richiami di timo.
Il Gewürztraminer Cancenai che cresce nel suo luogo di origine “a Termeno su una collina con esposizione sud-ovest, con terreni argillosi e calcarei” entusiasma con un bouquet di zagara e miele, mentre il palato va in visibilio con maracuja (frutto della passione), susina gialla e toni di alloro.
Lieve nella struttura, esplode invece in termini di acidità.
Goloso ma equilibrato.
Per il Gewürztraminer Passito Cresta invece le uve “crescono al maso Kristplonerhof a Guncina”, con le migliori e più sane che “vengono selezionate e fatte appassire su graticci per circa cinque mesi e dopo pressate”: la carica zuccherina risulta carezzevole nel sedurre il naso con cenni di alta pasticceria e fichi dottati, mentre la bocca individua melangolo candito, pomelo essiccato e carruba.
L’identitario Lagrein Riserva “proviene dai profondi terreni alluvionali del fiume Talvera di Bolzano che sono molto favorevoli a questa varietà e responsabili per il piacevole carattere di questo vino” dai profumi di sottobosco e depositario di una policromia sensoriale fatta di susina di Dro, melagrana, gelso nero, cardamomo.
Il Lagrein Rosé invece sfodera un bel profumo di fragola seguito da uno spettro organolettico sospeso tra sapidità e spinta zuccherina in cui si avvertono corniolo, corbezzolo e prugna. Il finale è intenso e prolungato, per un rosato di insolito nerbo anche sul piano alcolico. La beva è formidabile mentre per gli abbinamenti si dimostra estremamente eclettico.
Altrettanto identitaria la Schiava della Vigna Kristplonerhof che stupisce l’olfatto intrecciando muschio, sottobosco e spezie pepate, mentre avvince il gusto con marasca, olivello spinoso, fragola caramellata e cioccolato al latte.
Spiccata sia l’acidità che l’impronta zuccherina, ha picchi tali di intensità da spingere i muscoli facciali in un’espressione di piacere.
Beva straordinaria per dinamismo e facilità, in un corpo esile ma seducente.
Il Blauburgunder Riserva Select propone il Pinot Nero ai suoi vertici, partendo da un inebriante bouquet di amarena sotto spirito seguito in deglutizione da visciola, melagrana, corbezzolo e pepe nero.
Risulta acido, zuccherino e lievemente tannico.
Di elegante perfezione, è suadente come pochi.
Per sintetizzare questa produzione molto ampia e specificare la missione della cantina, abbiamo chiesto un intervento in video a Hannes e Judith Rottensteiner: lo trovate qui sotto.
Info: https://www.rottensteiner.wine/it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/tenuta-rottensteiner