Tenute Ólbios, vini dalla “terra felice” della Gallura nel nord est della Sardegna
Gli antichi Greci erano sì dei filosofi che tendevano all’elevazione intellettuale, ma al tempo stesso rimanevano figli del loro tempo così difficile nella gestione materiale da richiedere concretezza, così quando con il lemma Ólbios indicavano la felicità essa derivava dalla grande disponibilità di beni materiali, quindi da quella ricchezza pragmatica dovuta alla prosperità agricola, dove era la generosità delle messi a lenire le preoccupazioni ed esaltare l’ottimismo di una civiltà pur sempre di matrice contadina: hanno dunque ben ragione all’azienda agricola che ha scelto per nome il medesimo termine greco a ritenere l’odierna Olbia come depositaria della nobile definizione di “terra felice, prospera, ricca”, non soltanto sotto l’aspetto semantico ma anche sul piano della constatazione empirica, visto come scoppiano di rigogliosità i loro vigneti e quale enorme qualità riversino nei vini della cantina.
Proprio nel territorio di Olbia si trova la realtà chiamata Ólbios, quindi nel nord est della Sardegna, sub-regione della Gallura.
Qui Daniela Pinna “segue personalmente le vigne che ha in parte rinnovato, mantenendo in vita e valorizzando i vecchi vigneti, principalmente di varietà autoctone”, applicando principi ispirati alla coltivazione naturale con l’obiettivo di ottenere una vinificazione “il più pura possibile, per ottenere dei vini che trasmettano il legame profondo con la terra d’origine e salvaguardare l’ambiente, la microfauna e la microflora che lo popola”.
Il territorio in cui opera Pinna è “particolarmente vocato alla produzione del Vermentino che in questa terra riesce ad esprimere al meglio le sue caratteristiche uniche”, infatti “è proprio qui che si produce l’unico Vermentino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita al mondo” e non a caso questa cantina fa parte del Consorzio di Tutela del Vermentino di Gallura DOCG.
La provenienza delle uve è “esclusivamente quella dei vigneti propri Vena Fiorita, Sussula e Piscolvei, terreni costituiti prevalentemente da sabbione di granito con una leggera presenza di argille: il granito è una roccia composta principalmente da minerali come il quarzo e i feldspati che caratterizzano la mineralità dei nostri vini”.
Le vigne “vengono coltivate praticando il sistema di agricoltura integrata, non viene fatto uso di diserbanti, i trattamenti sono limitati e vengono effettuati esclusivamente con prodotti a ridotto impatto ambientale”: tanta cura è valsa all’azienda le certificazioni SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata) e Green Care (riduzione dei consumi idrici ed elettrici).
Ne consegue che “le piante non vengono irrigate, se non con eventuali irrigazioni di soccorso, questo consente inoltre che le loro radici vadano in profondità a cercare l’acqua assorbendo dal terreno granitico e sabbioso mineralità e carattere”, mentre “le lavorazioni della vigna sono ancora quelle tradizionali della potatura a mano e della legatura con materiale naturale” e “la vendemmia avviene rigorosamente a mano e le uve vengono trasportate in piccole cassette nella nostra cantina”.
La cantina, collocata al centro del vigneto, deriva da un antico edificio “ristrutturato interamente riportando in evidenza l’originaria struttura in pietra di granito: l’area tecnica è modernamente attrezzata con serbatoi in acciaio ed è divisa nelle diverse zone operative”, mentre “i contenitori della sala di affinamento sottostante sono riempiti senza l’utilizzo di pompe per salvaguardare ulteriormente l’integrità del vino”, dando vita così a un “mix di antico e moderno, tradizione e innovazione”.
Per la degustazione, partiamo da un autentico caso enoico, il particolarissimo Vermentino di Sardegna in purezza chiamato In Vino Veritas che sbalordisce già per la capacità di invecchiamento, come dimostra la nostra prova dell’annata 2008, frutto di una maturazione “parte in acciaio e parte in barrique dai 7 ai 10 anni a contatto con i lieviti filmogeni (flor)” cui “segue ulteriore affinamento in bottiglia per minimo 8 mesi”: ne scaturisce un bouquet di miele di corbezzolo che riporta l’operato delle api anche in bocca ma questa volta in forma di miele di cisto, cui associa nespola, yuzu, alloro e pompia candita.
E’ un trionfo di complessità aromatica, munito di corpo spesso e sorso pastoso: incontrarlo nel bicchiere ti fa sentire protagonista di un’esperienza privilegiata.
Il Vermentino di Gallura Superiore Lupus in Fabula 2021 mantiene la presenza del miele ma introduce l’impronta erbacea e una nota di pietra focaia, presentando al palato una maggiore mineralità in un contesto sensoriale che rende pompelmo, zeste di limone, arancia, pera, pesca e un’intrigante screziatura di melone.
Dopo il doveroso tributo a sua maestà il Vermentino, non bisogna però oscurare l’importanza delle due referenze della produzione aziendale di Colli del Limbara Rosso.
Per il Nessuno si dichiara l’assemblaggio di diversi vitigni autoctoni vinificati separatamente con “maturazione per cinque anni in contenitori d’acciaio con decantazione a freddo senza previa filtrazione, segue affinamento in bottiglia”.
L’analisi olfattiva riporta un denso e avviluppante sostrato di sottobosco con in evidenza l’ambiente di rovo e il muschio, mentre i gusti parlano di mora, composta di prugna, barbabietola e carruba, passando da un solido carattere tannico a una discreta presenza zuccherina che cresce in progressione, prima di incontrare echi selvatici e un retrogusto di erbe spontanee.
Tra un sorso e l’altro, prestate attenzione all’etichetta d’artista, poiché “le bottiglie sono impreziosite dalle etichette d’autore Chiara Demelio per Nessuno”, sei e tutte diverse, le quali “rappresentano sei diversi personaggi femminili che Ulisse ha incontrato nel suo lungo viaggio”, altrettante “bellissime creature femminili dal sapore mitologico” le cui immagini sono originate da autoscatti della stessa autrice.
La versione del Cangrande.17 dopo la seconda maturazione per 12 mesi in rovere di Allier di secondo passaggio non nasconde l’apporto del legno e il suo saldo di vaniglia tra naso e bocca, mentre in quest’ultima si riconoscono aneto, Susina di Dro, lampone e ciliegia, tutto su un ghiotto tappeto di sapidità.
Tutti gli altri interessantissimi dettagli ce li siamo fatti illustrare direttamente da Daniela Pinna nella video-intervista sottostante.
Info: https://www.tenuteolbios.com/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/tenute-olbios/