Trattoria Due Cavallini a Mantova, locale storico di ricette tipiche
Tutto, ma proprio tutto fatto in casa. Perfino il vino, un Lambrusco sincero e contadino da rare quanto pregiate uve del vitigno Sabbionetano Viadanese, le stesse sostenute dal pergolato sotto il quale la famiglia Fagnoni si riunisce per pranzare quando si reca in campagna. Le nuove generazioni si ricordano ancora quel colore nero ai piedi più potente dell’inchiostro che rimaneva a lungo, quando da bambini pestavano quell’uva per fare il vino alla maniera antica.
Quel vino, oggi come allora, lo portano in tavola nella loro Trattoria Due Cavallini in via Salnitro 5 a Mantova, dove la definizione “a conduzione familiare” starebbe stretta, perché è ancora di più: ci si sente letteralmente in famiglia, durante il tempo che trascorri a gustarne le pietanze, ricevendo premure come se fossi anche tu un parente.
Un’atmosfera che si ritrova coerentemente nei piatti, “cucinati secondo gli antichi dettami di casa” come si legge sul sito della Trattoria, dove si apprende dei settantasette anni di storia del locale di cui i Fagnoni sono proprietari da cinque generazioni, sempre con l’intento programmatico di portare avanti “la tradizione delle ricette tipiche mantovane”.
Come il sublime Sorbir d’agnoli con cui è d’obbligo aprire il pasto: pasta coriacea, spessa e appagante immersa in un corroborante brodo di gallina che sa d’antico, una carezza per lo stomaco.
Celebre la portata di Maccheroni al torchio con stracotto, perfettamente al dente, esaltati da una carne intensa e ghiotta.
Trionfali i Tortelli di zucca, dalla dolcezza suadente e speziata, avvolta in un impasto carnoso.
Da applauso le trippe, tenerissime, pulite, fresche, dal gusto nitido, servite con un sughetto delizioso in cui intingere il pane mantovano.
Meravigliosa la Faraona arrosto, una preparazione da manuale che vale il viaggio.
Tutto magnificamente accompagnato dal citato Lambrusco della casa, con il suo esplosivo bouquet che regala al naso sentori di petali di rosa, mentre in bocca si presenta ben secco e con un finale amaro che lo rende apprezzabilmente fuori dagli schemi.
Dopo questa serie di capolavori, sorprende la défaillance sui dolci, unica nota negativa: è proprio su questi che la trattoria si allontana dai canoni tradizionali, azzardando proprie versioni di dolci tipici che lasciano già perplessi allo sguardo e poi deludono ancor di più al palato.
La peggiore è una specie di sintesi estrema della Torta di tagliatelle, inspiegabilmente ridotta alla sola pasta glassata, diventando una sorta di croccante non riuscito che si fa perfino fatica a masticare, colloso com’è, con un sapore trascurabile.
Mediocre l’Elvezia, di cui non convince la cottura e ancora meno la farcitura, grassa e grossolana, priva della delicatezza eterea che ha questo dolce quando è fatto bene.
Dove invece la trattoria riacquista punti è la strepitosa selezione delle grappe, vista la presenza di una vera collezione dei più leggendari distillati italiani, quelli dello scomparso Romano Levi, ancora oggi prodotti seguendo le sue tecniche. Si tratta di varie versioni della Grappa della Donna Selvatica, famosa tanto per le qualità organolettiche quanto per le sue etichette disegnate a mano dallo stesso distillatore.
Un ulteriore segno della competenza dei gestori, grande quanto la loro umanità: se si vuole comprendere a fondo la vera anima di Mantova, un passaggio dai Due Cavallini è imprescindibile.
Intanto vi mostriamo noi atmosfera e piatti del locale, nel video che segue.
Info: www.trattoriaduecavallinimantova.it