Uva del Tundè, l’autoctono creato da Primo Tondini è il vino di Ravenna
Un gioiello nascosto della cultura italiana, valorizzato con commovente dedizione da una famiglia di eroi del quotidiano: l’Uva del Tundè e il vino che se ne ricava non sono soltanto perle della nostra civiltà agricola ma parte delle fondamenta identitarie del Paese, perché uniscono tradizione ancestrale, sapienza contadina, abilità artigianale, dedizione etica, innovazione sostenibile, tutto all’insegna della sana piccola imprenditoria famigliare.
Il nome del vitigno è un preciso e incontestabile riferimento a Primo Tondini, detto appunto il “Tundè”, il quale è stato colui che ha letteralmente creato queste uve e quindi il vino che ne deriva, anche se le altre realtà che realizzano produzioni vinicole con la medesima varietà non citano per niente tale paternità, circostanza che sorprende e amareggia al tempo stesso.
La vera storia dell’Uva del Tundè la racconta invece in una brochure l’Agriturismo Azdora di Ines Tondini, la figlia di Primo che conduce l’azienda con il figlio Davide Pirone e tutta la famiglia in via Vangaticcio 14 a Ravenna, nella zona conosciuta come Madonna dell’Albero.
Si apprende così che Primo Tondini “eseguì una serie di prove sperimentali di nuove cultivar di uve rosse, da lui ottenute attraverso un procedimento sconosciuto a terzi, durante gli anni compresi tra il 1932 e il 1956: linea guida delle sue ricerche era, senza ombra di dubbio, la passione che lo stesso riponeva nel settore viti-vinicolo che da sempre aveva rappresentato per la famiglia Tondini una delle principali forme di appagamento professionale, oltre che di mero sostentamento”.
Di Primo era ben nota la “grande abilità manuale nello svolgere incroci, impollinazioni ed innesti di ogni tipo” e infatti le piante di questa sua uva erano “molto produttive, con buona resistenza alla fillossera e alle classiche malattie fungine della vite, quali la peronospora”.
E’ stata proprio la figlia Ines ad avere “salvaguardato e custodito la varietà creata dal padre impegnandosi nel mantenere la stessa a livelli di produttività efficaci, garantendone negli anni la tutela e la conservazione”.
In seguito a lunghe ricerche scientifiche, è stato certificato che tale uva ha caratteristiche genetiche proprie non aderenti ad altre cultivar, originalità che ha condotto alla sua iscrizione nel registro Nazionale delle Varietà di Vite, inserita nell’Elenco delle Varietà Autorizzate per la Regione Emilia Romagna.
Poiché il vitigno si è molto diffuso nel territorio, utilizzato soprattutto per vinificazioni familiari, si è deciso di tutelarlo creando un apposito Consorzio Uva del Tundè, anche al fine di sedare possibili tensioni su questioni di copyright e utilizzo.
Tra gli scopi del Consorzio ci sono anche i rapporti con gli enti locali, i quali stanno manifestando attenzione per questo vanto botanico e culturale del ravennate, al punto che proprio dal Comune di Ravenna è arrivato lo stimolo trasmesso a Ines Tondini di imprimere sulle bottiglie del vino E’ Tundè un simbolo che ricordasse la città: la scelta è caduta su un’effige che è chiara icona della comunità locale, adattata come simbolo grafico sull’etichetta.
L’acino di quest’uva, di calibro medio-piccolo, di colore blu scuro che tende al nero di una notte profonda, ha polpa strenuamente croccante e mediamente sugosa che palesa grande equilibrio organolettico tra venature zuccherine e richiami a sensazioni fruttate boschive.
Il mosto che se ne trae è di rara pulizia e grande compostezza, sviluppando intensa dolcezza senza eccessi e una gradevole gentilezza che si ritroverà anche nella beva.
Il vino irretisce subito l’olfatto con un intenso profumo di amarene che in bocca muta in sentore di visciola, insieme a prugna e cacao amaro, con un retrogusto che evoca note erbacee di impronta selvatica.
Corpo snello, sorso sognante, si inscrive nel solco della tradizione vinicola contadina, senza contaminazioni lignee visto che la maturazione non avviene in botte.
Durante la nostra visita alla cantina, abbiamo potuto constatare l’immensa umanità di tutti i familiari riuniti in questa impresa, capaci di un senso dell’ospitalità ormai raro unito a una competenza scientifica ed empirica di altissimo livello. Si spiega anche così il valore di un’uva preziosa e del suo vino straordinario, meritevoli di maggiore notorietà, così come dovrebbe essere conosciuta da tutti la vicenda umana e professionale di Primo Tondini, una di quelle menti (e mani) eccellenti di cui il Paese deve andare orgoglioso.
Abbiamo chiesto a Ines Tondini di raccontare davanti alla nostra telecamera storia e caratteristiche dell’Uva del Tundè: lo ha fatto nel video che trovate qui sotto.
Info: https://www.agriturismoazdora.it/