L’uva fragola, dolcezza golosa dal Nord America al Nord Italia
Uva fragola, un nome che, a pronunciarlo con un pizzico di fantasia, riesce a evocare immagini mitologiche, un po’ come l’unicorno per il mondo animale. Uva fragola, un grappolo con al posto degli acini delle piccole fragoline? In un certo senso sì visto che la sua polpa è molto dolce e intrisa di un sentore che ricorda proprio quello del celebre frutto estivo.
Le sue origini affondano le radici in terre lontane, quelle del Nuovo Mondo. Nota anche come uva Isabella, è una varietà della Vitis labrusca, una specie nordamericana.
E’ stata introdotta nel Vecchio Continente agli inizi dell’Ottocento, prima in Francia e poi in Italia, insieme ad altre varietà d’oltreoceano, come il Clinton, portando con sé, sostengono alcuni, la prima infezione di origine americana su suolo europeo.
Questo vitigno ha avuto il suo momento d’oro quando è stato utilizzato per combattere la famosa epidemia di Fillossera che ha colpito, verso la fine del XIX secolo, i filari di mezza Europa, e durante la quale quasi tutte le specie di Vitis Vinifera, hanno rischiato di scomparire.
Grazie alla maggiore resistenza alle punture di questi insetti, è stato possibile scongiurare un’estinzione di massa, utilizzando le viti del nuovo continente come portinnesti per le coltivazioni europee. Quando successivamente l’uva Fragola è stata innestata direttamente, si è presentato un altro ordine di problema, ovvero l’abbassamento della qualità del vino prodotto, oltre a un’eccessiva concentrazione di metanolo nella bevanda.
L’idea che in Italia, patria della bevanda di bacco, si potesse diffondere un vino con scarse proprietà organolettiche, il legislatore non l’ha proprio digerita e così, una legge del 1931 ha vietato “la coltivazione dei vitigni ibridi ai produttori diretti”, integrata poi da una seconda norma del 1965 che ha proibito la vinificazione di uve diverse dalla Vitis Vinifera.
Ecco spiegato il motivo per cui un vino dal nome altrettanto evocativo come il Fragolino, dal particolare aroma di fragola che i francesi chiamano framboisier o cassis e gli anglosassoni foxy (volpino), prodotto della vinificazione dell’uva fragola, non si trova, a meno che non si entri nel mondo sotterraneo della produzione domestica. Quello che si compra al supermercato non è altro che un vino rosso aromatizzato con succo di fragola, una bella trovata commerciale di un produttore che ha pensato bene di usare un nome che non era né registrato né appartenente alla lista dei vini ufficiali.
Attualmente in Italia le aree che più si prestano alla coltura dell’uva Fragola sono la provincia di Vercelli, in Piemonte, in particolare il territorio del comune di Borgo d’Ale, e la provincia di Vicenza, in Veneto.
Oggi la si può coltivare a scopo ornamentale o per la produzione domestica di uva da tavola e da fermentato, con il divieto comunque di utilizzare la menzione vino. C’è anche chi si è lanciato nella produzione di birra e distillati. Gli estimatori di quest’uva però sembrano aumentare di giorno in giorno, sia tra i consumatori che tra i produttori. La rusticità e resistenza ne permettono la coltivazione senza particolari trattamenti antiparassitari. Il suo sapore così dolce è un facile amo a cui abboccare.