Specialmente… in Valtellina: enoturismo e sapori
IL VINO DEI VIGNETI ADOTTATI DELLA VALTELLINA
In Valtellina anche adottare un Vigneto è un atto d’amore, per il vino e per il territorio.
“Non può esistere un vino senza vigneto, tanto meno un vigneto senza la terra”: è partita da questa considerazione nel 2007 l’iniziativa Adotta un Vigneto in Valtellina che coinvolge la casa vinicola Rainoldi, tre viticoltori e quattro strutture turistiche, fra le quali l’Hotel Saligari di Verceia che ospita il ristorante La Trela.
“L’idea di fondo del progetto è quello di unire tutta la filiera vitivinicola dal coltivatore diretto, passando per la cantina, fino ad arrivare all’acquirente finale” si legge nella presentazione: “un agricoltore che si impegna a coltivare la vigna adottata secondo degli standard di qualità concordati con la Cantina Rainoldi. La cantina, a sua volta si obbliga a fornire collaborazione ed a trasformare l’uva in vino secondo processi concordati seguendo il principio della eco sostenibilità. Il vino prodotto sarà poi imbottigliato e venduto dal terzo attore della filiera che ha adottato la vigna”.
Del progetto è stato stilato anche una sorta di disciplinare nel quale si dichiara che “tale adozione rappresenta un gesto concreto di sensibilità ambientale e di consapevolezza socioeconomica nei confronti delle potenzialità di un territorio, oltre che la condivisione d’importanti finalità strategiche con gli altri attori della filiera e della comunità locale. L’obiettivo è la salvaguardia di produzioni di qualità dove, per qualità, s’intende anche il rispetto della natura basato su un’idea di agricoltura sostenibile, capace di coniugare i saperi della tradizione con le più attente esperienze agronomiche”.
E’ lo chef della Trela, Mario Saligari, a farci provare il suo splendido Nebbiolo in purezza, qui chiamato Chiavennasca, da uve coltivate in Alta Valtellina, nella zona della DOCG Valgella, la cui produzione è limitata alla provincia di Sondrio, terra di viticoltura eroica. Saligari ha adottato il vigneto di Alessio Magi: con il viticoltore ha instaurato un rapporto diretto, tanto da fare la vendemmia insieme a lui, condividendone anche i problemi.
Ne viene fuori un Valtellina Superiore con due anni di invecchiamento in botti grandi: ciò significa un moderato sentore di legno che lascia esprimere questo nettare con spiccata acidità, per essere un rosso, permettendo di godere pienamente dei delicati sentori di frutti di bosco, conditi dall’immancabile pepe nero al naso che contraddistingue il vitigno.
Saligari è orgoglioso di fare sapere come si riesca a vendere tutto il quantitativo di vino adottato “con molta facilità”, riconoscendo il merito anche alla capacità di storytelling dei camerieri del ristorante “che sanno raccontare la storia di questo vino, perché pure loro vanno a fare la vendemmia, vivendo in prima persona l’esperienza dell’adozione del vigneto”.
Grazie a questo progetto si è evitato che alcuni vigneti di pregio venissero abbandonati, a causa della contrazione del mercato valtellinese.
Basta guardare il sorriso negli occhi di Saligari quando parla di questo vino, per comprendere quanto vero amore per il territorio vi sia dietro.
Info: www.hotelsaligari.com