Vignaiolo Fanti, dal Trentino vini di carattere dai vigneti delle Dolomiti
Bisogna letteralmente inseguirlo Alessandro Fanti per sottrarlo un istante al lavoro indefesso e scambiarci due parole, ma non è uno sforzo, perché questa sua dedizione capace di assorbirlo totalmente è ammirevole e in qualche modo si ritrova nei vini che imbottiglia col suo cognome dopo averli prodotti tra i fiumi Adige ed Avisio in Trentino, con il contributo di un terroir speciale con “dolci alture ricoperte da uno strato di terra rossa argillosa mista a breccia calcarea” in cui “la superficie è interrotta qua e là da affioramenti di roccia arenaria gialla”.
Il produttore ci tiene subito a informare che il “piccolo paese di Pressano è situato su una collina soleggiata ed ariosa, poco a nord di Lavis, circondato da una splendida distesa di vigneti: in una abitazione rurale del XVII secolo, nel centro storico del paese, mio padre Giuseppe ha iniziato a muovere i primi passi nell’attività di vignaiolo, disponendo di un minimo compendio di terra ed utilizzando le cantine ad avvolto della nostra casa”.
L’eredità familiare è stata raccolta nel 1991 da Alessandro, occupandosi della cura delle viti e delle vinificazioni, dopo uno specifico percorso di studi che lo ha condotto a “valorizzare le poche risorse a mia disposizione, con l’obbiettivo di trasformare la piccola dimensione dell’azienda nel mio punto di forza”.
Per questo Alessandro ha recuperato “l’arte di fare il contadino” rivalutando vecchie pratiche agronomiche, fondamentali per migliorare la qualità dell’uva e del vino.
Infatti Alessandro dice che “occuparmi personalmente della campagna e della cantina, mi consente di fondere l’esperienza della tradizione con le moderne conoscenze enologiche: nascono, così, vini autentici, di carattere, consistenza, fragranza, freschezza e vitalità, che riescono ad esprimere la tipicità della loro terra d’origine, il Trentino”.
Poiché alla filosofia deve seguire la pratica, ecco che Alessandro ritiene “fondamentale lasciar esprimere liberamente le grandi potenzialità del territorio, ove possibile: lavoro la terra fra i ceppi per arieggiarla, facendo esplorare gli strati più profondi alle radici; non forzo il terreno con concimazioni ed irrigazioni; non ricorro all’uso erbicidi ed eventuali funghi vengono controllati solo con zolfo e rame; avvolgo manualmente i tralci sui fili senza cimarli per mantenere intatta la vitalità della pianta; riduco al massimo la produzione di uva ad ettaro e scelgo l’epoca di raccolta assaggiando gli acini; coltivo poco più di quattro ettari che, ogni anno, mi danno mediamente 16.000 bottiglie”.
Poi c’è l’aiuto significativo della natura: “le mie campagne si trovano in questa terra, storicamente apprezzata per composizione geologica, esposizione, ventilazione ed altitudine; lo stesso nome antico di Pressano, Pritianum o Persanum, sta a significare il sito più salubre, la migliore scelta, il più felice tra tutti i siti circostanti”.
Siamo in terra di Teroldego ed eccolo in purezza nella referenza chiamata Portico Rosso che incanta l’olfatto con un insieme di muschio, spezie e tabacco, completando l’opera in bocca introducendo un tocco amaricante di genziana e proseguendo con mirtillo, corbezzolo e barbabietola.
Vino austero ma capace di piacere a tutti, la cui potenza è speculare alla propria prorompente importanza, cosicché a tavola regge anche i piatti più sontuosi.
Altra gloria locale ma a bacca bianca è la Nosiola, anche questa in purezza, la quale al bouquet floreale fa seguire al gusto mela e pesca insieme a curiosi e intriganti tocchi di frutta secca tostata (nocciola in testa) e miele d’acacia, il tutto innervato da una sensibile mineralità.
Tra i bianchi è da applausi lo Chardonnay con i suoi fantastici profumi di frutta esotica, mentre il palato avverte ananas in grande evidenza, quindi albicocca, yuzu, camomilla e una punta di maggiorana.
Equilibrato malgrado la sua grande complessità, sfodera una beva scorrevole e golosa, mentre nel finale si fa notare una certa sapidità.
Il Manzoni bianco è presentato invece in due declinazioni.
Isidor è contraddistinto da sentori olfattivi di pietra focaia misti a echi ipogei, mentre la bocca riconosce limone, pompelmo rosa, nettarina, pera Williams e mela, creando un dispositivo di piacere irrefrenabile.
Il Manzoni Bianco propriamente detto anche in etichetta conferma il bouquet della versione precedente, mentre in bocca vira ai tropici con mango e kiwi, aggiungendo albicocca essiccata.
Fanti partecipa al progetto firmato I Dolomitici, creato da “un gruppo di produttori trentini, animati da uno spirito comune di valorizzazione del proprio territorio” che hanno deciso di unirsi per “salvare un antico vigneto storico destinato ad essere estirpato”…
… il Lambrusco a Foglia Frastagliata, vitigno autoctono trentino (vite selvatica locale addomesticata), franco di piede, “risalente alla fine del 1800, salvatosi miracolosamente dalla fillossera”. Fanti è andato proprio nei vigneti in cui viene coltivata questa preziosa uva per raccontarci tale emozionante progetto.
Il vino che ne scaturisce è il Perciso che “porta il nome del contadino che lo ha accudito per tutta la vita: Narciso detto Ciso” (https://www.propostavini.com/prodotti/scheda/perciso-lambrusco-foglia-frastagliata-vitndolla15/):
Favoloso il suo bouquet che ammalia con dulce de Membrillo e composta di frutti rossi, mentre tra i sapori si riconoscono gelso nero, amarena sotto spirito, mirtillo e cioccolato fondente.
Finale interminabile, per fortuna.
Non ci rimane a questo punto che ascoltare il racconto di tale realtà produttiva direttamente dalla voce di Alessandro Fanti, nel video che segue.
Info: https://www.vignaiolofanti.it/it
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/vignaiolo-fanti/