I vini biologici di confine di Francesco Poli a S. Massenza in Trentino
La sigla Francesco Poli è oggetto di culto per gli amanti della grappa, poiché riguarda una delle più apprezzate distillerie italiane che si trova in una zona di antichissima tradizione nel settore. Per quanto alto sia il confronto, non meno importanti dei distillati sono i vini firmati dalla medesima azienda agricola, prodotti con la consueta perizia artigiana.
Vini che vengono prodotti a Santa Massenza, frazione di Vezzano, un tempo comune a sé e oggi parte del comune sparso di Vallelaghi in provincia di Trento; l’azienda definisce il proprio territorio come “un confine e, come tutti i confini, unisce: il clima del sud incontra quello continentale, le piante mediterranee convivono con quelle alpine”.
Qui dal 1998 “i vigneti vengono coltivati in agricoltura biologica, da qualche anno si utilizzano i preparati e le tecniche dell’agricoltura biodinamica”.
Particolare la predisposizione per gli autoctoni, come la Nosiola, “unica varietà autoctona trentina a frutto bianco” da cui si producono vini in ogni declinazione, dalle bollicine alle versioni ferme, passando il leggendario Vino Santo Trentino.
Ma “nei vigneti attorno al paese vengono coltivati i vitigni a bacca rossa, la Schiava, il Rebo, il Lagrein ed il Cabernet Sauvignon”, mentre “in località Naran, a 550 metri ai piedi del Monte Gazza e della Paganella, sono stati piantati dei vitigni naturalmente resistenti e che quindi non necessitano di alcun trattamento antiparassitario”.
La degustazione non può che partire dai vini delle uve identitarie per eccellenza di Nosiola.
La pura essenza di tali uve la si coglie nel Nosiola Majano 2015, il quale rientra nel progetto Vini dell’Angelo per il recupero dei vitigni trentini prefilossera e anche di quello chiamato Interpretazioni, due iniziative di Proposta Vini, il più illuminato distributore enoico culturale.
Il bouquet è floreale e presenta toni balsamici, mentre in bocca un’acidità intensa rende golosa la beva.
Minerale, ha sentori di albicocca e zenzero candito. Il sorso è materico e appagante. Vino di grande originalità.
La Nosiola si presta magnificamente alla vinificazione con le bollicine e Poli lo dimostra con il Nosiola Belle Frizzante sui Lieviti, il quale ha un particolare processo di maturazione che prevede “fermentazione del mosto e successiva maturazione sui lieviti fini in vasche di acciaio inox”, quindi “in primavera viene imbottigliato e rifermenta con l’aggiunta di mosto di Vino Santo Trentino in fermentazione con i propri lieviti spontanei”.
Intensi i profumi di fiori e frutta passita, mentre le bolle fitte e compatte sviluppandosi trascinano con loro note di zenzero e ananas essiccati, insieme a bergamotto e mandarino verde.
Sorso pastoso e materico, beva calda e importante, si presta alla meditazione.
Poli lavora con grande afflato etico e spirito romantico, dai quale nasce Massenza Belle, “creato per valorizzare la Peverella”, vecchio vitigno trentino quasi scomparso “ma storicamente presente”.
Potente il bouquet di fiori di campo e frutta matura, mentre in bocca si presenta secco e aromatico, con sfumature balsamiche.
Si avvertono pera Williams e frutti esotici che confluiscono in un sorso denso. La sottile vena zuccherina arricchisce una beva importante.
Sempre nell’ambito del recupero di vitigni rari a rischio di scomparsa va inserito il Pavana, anch’esso appartenente ai progetti Vini dell’Angelo e Interpretazioni.
Incanta il naso con il carattere vinoso di una volta, insieme a un accenno di idrocarburo. Al palato srotola more di rovo, gelsi, amarene.
La beva è lieve, contrassegnata dall’acidità. Sorso lieve, delicatamente speziato.
Ancora un vitigno splendidamente valorizzato da Poli è la Schiava.
La Schiava ferma seduce con il suo ammaliante colore rosa vivo che a livello olfattivo esplode in un trionfo floreale. Si presenta in bocca con tenue gentilezza ma anche con una vena acida spiccata che comunque non perde l’equilibrio, prima che emergano sfumature di mela annurca e litchi. Beva limpidissima, scorrevole e carezzevole. Nel corso della degustazione affiora una stuzzicante sapidità dall’impronta minerale.
Lo Schiava Belle Frizzante muta i profumi in direzione del corredo olfattivo dei prodotti della panificazione, mentre al palato propone amarene al naturale. Il sorso è secco, asciutto, denso, con un retrogusto vegetale amaricante.
Altro vitigno lavorato in tutte le sue potenzialità è il Rebo, incrocio tra Merlot e Teroldego creato in Trentino negli anni ’50 dal ricercatore Rebo Rigotti.
Il Rebo Massenza Rosso ha un bouquet avvolgente che richiama la selva. Approccio vellutato che opera una lieve carezza tanninica, lasciando subito spazio al carattere fruttato e a un istinto abboccato. Sprigiona fragola Candonga e ribes, per una beva eccitante, dal sorso irresistibile.
Il Reboro invece “nasce da un progetto condiviso tra i vignaioli della Valle dei Laghi in Trentino”, in base al quale “le uve vengono raccolte a piena maturazione ed appassite sfruttando la tipica brezza del luogo chiamata Ora del Garda”, cui “segue una lunga permanenza sulle bucce ed un successivo lungo passaggio in botti di rovere”. Ne consegue un accrescimento dello spessore del sorso, pieno e carnoso, nonché una sfrontata proposta di dolcezza fruttata che conquista.
A parlarci di questi vini davanti alla telecamera è Alessandro Poli, nel video che segue.
Info: http://www.distilleriafrancesco.it/vini.php
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=Poli+Francesco