I vini cuneesi di Roberto Garbarino, filo diretto con la terra
Si può essere aziendalmente giovani ma avere già le idee molto chiare sul vino che si vuol fare, come dimostra la cantina di Roberto Garbarino che in località Ronconuovo a Neviglie sta traducendo in nettari di estremo interesse il vocato territorio del cuneese e le sue ricche sfumature locali.
“La bottiglia racconta l’annata trascorsa, le stagioni, l’andamento climatico, ma soprattutto è il filo diretto con la terra” è la perentoria premessa di questa cantina che il distributore Proposta Vini introduce come “giovane realtà vinicola nata nel 2012 nel territorio di Neviglie, nell’Alta Langa Cuneese, a 500 m/slm su un terreno calcareo-argilloso con notevoli escursioni termiche che dona ai suoi vini eleganza e carattere e agli spumanti una grande freschezza”.
Garbarino racconta che la sua storia vitivinicola inizia circa quindici anni fa “dopo aver conseguito il diploma di laurea in viticoltura ed enologia della Facoltà di Scienze Agrarie di Torino”, cui ha fatto seguito il trasferimento nelle Langhe nel 2001 “facendo esperienza come stagista in alcune cantine della zona”, per poi lavorare “presso affermate realtà vitivinicole dell’albese, dove ho iniziato a conoscere i più importanti vini del territorio: Barbera, Nebbiolo, Dolcetto e Moscato d’Asti”.
Seguono alcune esperienze all’estero e il ritorno in Langa nel 2010, dove corona il sogno della vita rilevando “una vecchia cascina dell’800 con vigne annesse, situata nel comune di Neviglie” in cui è stata avviata l’azienda.
Parlando della filosofia che la guida, dalla cantina affermano di credere “che il rispetto per l’ambiente, in particolare per il suolo, sia fondamentale per la qualità dei nostri vini”, ragione per cui “non utilizziamo fertilizzanti chimici ma solo organici e, se le condizioni ambientali lo permettono, riduciamo al massimo l’impiego di fitofarmaci sistemici”.
E’ così che l’Azienda Agricola Roberto Garbarino “produce i propri vini su terreni bianchi, calcarei, in alcune aree sabbiosi, situati ad un’altitudine media di 500 m slm., il territorio ideale non solo per il Moscato d’Asti ma anche per molti altri vitigni a bacca bianca e a bacca nera”.
Le vigne sono situate nel comune di Neviglie “per un’estensione totale di 6,5 ettari e sono caratterizzate da un’età media di 25 anni”: costituite “da 2 ettari di Alta Langa, 4 ettari di Moscato e 0,5 di Dolcetto, la maggior parte di esse sono situate su un unico versante esposto a sud, affacciate su Treiso e sul Monviso ad un’altitudine media di 450 m slm.”; l’unica ad avere “un’esposizione anche ad est è l’Alta Langa”.
Si tratta di “terreni ripidi, argillosi con alcune vene sabbiose” che “permettono di ottenere un’eccellente qualità delle uve e quindi dei vini”, anche per una situazione meteorologica caratterizzata “da inverni non troppo rigidi, nonostante l’altitudine e da estati fresche”, grazie alla quale “le vigne godono di un clima fresco e asciutto particolarmente adatto per il moscato e per lo spumante metodo classico”.
Il top di gamma è considerato l’Alta Langa Docg, Metodo classico millesimato extra brut composto al 60% da Chardonnay e al 40% da Pinot Nero, con affinamento in bottiglia fino a 40 mesi.
Ha un magnifico bouquet di composta di frutta a polpa bianca e in bocca è secco e austero, sviluppando cedro, avocado, susina e aggiungendo un tocco di vaniglia.
Entusiasma il brillio del fitto perlage, ingolosisce la beva con la sua intensa acidità.
In rosa due referenze.
L’Alta Langa Rosè a dosaggio zero prodotto da uve 100% Pinot Nero che ai lievi profumi di sottobosco fa seguire al palato fragole, rabarbaro e perfino un eco di noce moscata, per concludersi con le classiche note di panificazione del vitigno.
Il Rosè Grisù invece, pur partendo anch’esso da Pinot Nero in purezza, ne rappresenta la versione ferma più fresca e spensierata, in cui alle prevedibili note fruttate già citate si aggiungono più personali sensazioni di yuzu e cedro candito che si conciliano perfettamente con la sua impronta minerale.
Il Moscato d’Asti della casa si chiama Hiku e al naso evidenzia descrittori del vitigno più tenui del solito, recuperando intensità al gusto dove evoca pera Williams, melone retato, limone candito e fichi caramellati.
Ne deriva un vino dolce molto particolare, sospeso tra intensa acidità e bel piglio zuccherino.
Su questa produzione abbiamo ascoltato il titolare del progetto, Roberto Garbarino, nel video qui di seguito.
Info: http://www.robertogarbarino.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/garbarino-roberto