I vini di Mola, da uve autoctone dell’Isola d’Elba vicine al mare
Le Tenute Pavoletti per definire la propria attività si affidano alla vibrante lirica di Tito Lucrezio Caro (98/96 a.C. – 55/53 a.C.) che afferma come “la forza sconvolgente del vino penetra l’uomo e nelle vene sparge e distribuisce l’ardore”, visione che ben si adatta anche alla bellezza parimenti inebriante dell’Isola d’Elba, sulla quale gestisce l’azienda agricola Mola, localizzata “nella piana e sulle colline di Mola, località dell’Isola d’Elba fra i comuni di Porto Azzurro e Capoliveri, dove gode delle migliori condizioni climatiche per produrre vini bianchi, rossi e passiti di qualità, tutti appartenenti alla DOC Elba”.
Si comprende subito quindi quanto un simile progetto vitivinicolo debba essere legato alla struggente meraviglia dell’isola e ai doni della sua terra, in primo luogo quelle viti dalla tradizione ancestrale.
Isola che ben conosce Marco Pavoletti, essendo l’azienda fin dal 1956 di proprietà della sua famiglia che “dal 1994 ha iniziato a rinnovare i vigneti di proprietà per produrre vini di qualità a base dei vitigni autoctoni caratteristici dell’Isola d’Elba per produrre vini bianchi, rossi e passiti di qualità”.
Merito della particolare varietà dei terroir e dei microclimi all’interno dei 30 ettari di proprietà che “ha consentito l’impiego di numerosi vitigni autoctoni nei circa 10 ettari di vigneto dell’azienda, posti in quattro zone diverse fra la pianura e le colline della località omonima, spaziando dall’utilizzo di Sangiovese, Aleatico e Cabernet per i rossi all’uso Di Procanico, Malvasia, Vermentino e Ansonica per i bianchi; l’adozione di moderne tecniche di vinificazione assieme ad un moderato uso di contenitori usati in legno consentono di ottenere un’ampia gamma di sapori e aromi, sia con i vini bianchi che rossi, tutti caratterizzati da grande freschezza e sapidità grazie ai terreni ed alla vicinanza del mare”.
Per la loro incantevole collocazione, questi prodotti si sono guadagnati l’ingresso nel progetto speciale del distributore Proposta Vini chiamato Vini delle Isole Minori.
Il produttore Marco Pavoletti sul sito aziendale afferma come pur fra diverse referenze qui “grande attenzione è stata da sempre rivolta ai vini passiti, fra cui il Moscato e l’Aleatico i cui impianti provengono esclusivamente dal lavoro di selezione effettuato dall’azienda negli ultimi 35 anni sul materiale esistente mentre per l’appassimento si sono adottate particolari strutture ideate e costruite all’interno dell’azienda”.
La grande attenzione da sempre rivolta ai vini passiti riguarda in particolare l’Aleatico “i cui impianti provengono esclusivamente dal lavoro di selezione effettuato dall’azienda negli ultimi 35 anni sul materiale esistente mentre per l’appassimento si sono adottate particolari strutture ideate e costruite all’interno dell’azienda per ottenere un processo di appassimento graduale che conservi la sanità e l’integrità aromatica delle uve per questo vino di pregio e di assoluta particolarità”.
Un lavoro che si può ritrovare nel bicchiere grazie all’Aleatico Elba Passito, frutto di una raccolta effettuata a mano tra fine agosto e i primi di settembre, con selezione dei grappoli “al giusto punto di maturazione e completamente sani” sottoposti ad appassimento “per circa 10-15 giorni su graticci all’aria, con diretta esposizione al sole i primi giorni e poi ombreggiate da una speciale copertura mobile progettata e realizzata dall’azienda”, cui segue accurata cernita delle uve appassite, leggera pigiatura, macerazione di circa 8-10 giorni in acciaio inox, pressatura dolce e affinamento in barrique.
Ne scaturisce un sontuoso bouquet di visciole selvatiche e ciliegie in sciroppo, seguito in bocca da more, dattero, cotogna e una nota di sambuco. Un nettare da meditazione che dona piacere prolungato, riempiendo i sensi di carezzevole complessità.
Le uve di Aleatico, in purezza come nel precedente, danno vita anche al Brut Cuvée A, spumante a dosaggio zero che Proposta Vini inserisce nell’ulteriore progetto Bollicine da Uve Italiane. L’uso del metodo Charmat ne esalta la freschezza e il carattere fruttato tanto all’olfatto che al palato, con intriganti sfumature agrodolci tra pera Williams, melone e note di frutta secca.
La sua personalità ricca di nerbo e al tempo stesso di sfumature ne consente un impiego a tutto pasto parecchio soddisfacente.
Altro vitigno identitario dell’isola è l’Ansonica che troviamo all’85% nell’Ansora, insieme a un saldo del 15% di Trebbiano, Malvasia e Vermentino.
Al naso rilascia accenni erbacei di natura officinale, mentre in bocca impressiona subito per aromi e acidità, sciorinando pesca, ananas, pera Kaiser e una sublime vena quasi balsamica di alloro.
Corpo etereo, mineralità intensa, ma soprattutto beva golosissima.
Ansonica presente nella misura del 20% pure nell’Elba Bianco Casa degli Ajali che esalta un’altra perla territoriale come il Procanico, qui al 70%, insieme a un ulteriore saldo del 10% di Malvasia.
L’impatto olfattivo conquista immediatamente grazie a uno spettro floreale che va dal gelsomino alla camomilla, mentre al gusto si avvertono pesca nettarina e limone.
Vino spiazzante che è piacevole inseguire nelle sue improvvise virate organolettiche.
Un classico il Solis, Vermentino dell’Elba cui contribuisce un 10% di Viognier.
Fiori di campo al naso, delicati ma vellicanti, si dispiega al palato tra mela annurca, mandorla amara e intriganti screziature sapide.
Irresistibile.
Marco Pavoletti ama sottolineare l’importante aspetto culturale della vitivinicoltura elbana, le cui radici sono millenarie e legate a civiltà di immenso valore come quella etrusca: nel video che segue opera quindi un interessantissimo excursus in cui spiega tutti questi pregi che alimentano ulteriormente il fascino di tale esperienza nel mondo del vino.
Info: http://www.tenutepavoletti.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/mola