I vini di Prever, custodi dell’antica vitivinicoltura del torinese
Ci volevano la forza di volontà e l’estrema sensibilità che soltanto le donne possono avere, per riportare in vita un pezzo di storia agricola del Piemonte ormai perduto: ma Giulia Chiarle e Valentina Peracino non si sono fatte spaventare dall’impresa proibitiva di rendere nuovamente produttivo ciò che gli uomini delle campagne torinesi negli ultimi tempi avevano abbandonato, recuperando la tradizione vinicola che per secoli è stata praticata nei terreni argillosi della bassa morena della Val di Susa.
Siamo alle spalle di Torino, nel territorio di Villarbasse, dove nel ’700 c’era una grossa tradizione vitivinicola, poiché era il luogo in cui la corte reale veniva a villeggiare, rendendo pertanto necessaria la produzione di nettari con cui deliziare i loro palati regali.
Una consuetudine che col tempo è andata perduta, fino a quando le due vignaiole eroiche non hanno deciso di recuperare i vecchi vigneti tipici piemontesi qui ubicati. Seguendo gli usi agricoli del tempo, si tratta di diverse varietà di uve autoctone della regione coltivate tutte insieme, così accanto all’inevitabile Freisa e alla Croatina si trovano anche rarità come la deliziosa Neretta e quella Slarina oggetto di studi di archeologia ampelografica, essendo presente in Piemonte dall’antichità con diverse denominazioni.
Si arriva così a dieci differenti vitigni, in vecchie vigne che hanno almeno sessant’anni ma arrivano anche al 1885 con la più remota.
Le vignaiole hanno voluto mantenere il modo ancestrale di produrre il vino dei contadini del posto, realizzando così uvaggi dalla complessa lavorazione, a partire dalla vendemmia, differenziandola in base al tempo di maturazione di ogni singola uva.
Non a caso si definiscono “custodi di antichi vigneti” e hanno come missione di salvaguardare “la storia e la tradizione della viticoltura locale in modo moderno e sostenibile”.
In questo modo proseguono anche una storia imprenditoriale lunga oltre mezzo secolo, poiché il loro lavoro si svolge sotto l’egida dell’azienda agricola Prever fondata a Villarbasse nel 1949, “presso l’antica casa di caccia, datata 1600, della nobile famiglia D’Angennes”, in una zona che “testimonia la propria vocazione viticola già in epoca romana, diventando nel Medio Evo la culla del celebre vitigno Nebbiolo: il primo documento a segnalarne la presenza sulla Collina Morenica di Rivoli è infatti datato 1266”.
E’ dall’inizio degli anni 2000 che “la seconda generazione degli eredi Prever-Chiarle decide di raccogliere la sfida e valorizzare le antiche uve attraverso moderni metodi enologici”, come nel caso della nuova cantina “interamente alimentata ad energia solare”, mentre la lavorazione dei vigneti “viene fatta nel massimo rispetto ambientale: con inerbimento controllato, uso dei tralci sminuzzati come concimante e trattamenti con rame e zolfo”.
Due i vini che simboleggiano la filosofia di produzione di Prever.
Il San Quirico Patrono è la base da cui partire, grazie alla maturazione in acciaio che mantiene intatta la freschezza varietale di un uvaggio a preponderanza di Nebbiolo, Barbera, Freisa e Neretta Cuneese: il bouquet stuzzica il naso con il suo pepe nero, suggerendo sensazioni di selva profonda, mentre al palato è un effluvio di acidità suadente e fruttato soave, con gli aromi che si orientano tra ribes rosso e melograno. “Prodotto nelle vigne situate sulla collina morenica tra Reano e Rivalta”, spiegano dall’azienda, “il vino è un omaggio al Santo Patrono, protettore degli agricoltori di Villarbasse, a cui è dedicata la piccola chiesetta del 1100 d.C. situata nei pressi delle vigne”.
Alla Prever chiamano invece “il nostro vinone” il Nebbie Autunnali, prodotto di punta che nasce dalla “vigna in regione Moresco impiantata nel 1955”: al naso è materica la percezione di muschio di sottobosco, mentre l’acidità segna indelebilmente l’ingresso in bocca, tra sensazioni di susine e un tocco speziato. Il sorso è amabilmente caldo e avvolgente, ma sempre gentile, proponendo con elegante distanza una complessità ipogea. Con l’ossigenazione emerge un’intensa e stuzzicante anima zuccherina. Centratissima la suggestione delle nebbie autunnali del nome.
Ci siamo fatti raccontare questo lavoro ricco di profondità culturale e responsabilità sociale da Valentina Peracino, intervistata al Mercato dei Vini della FIVI, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti di cui Prever fa parte.
Info: http://prever.it/