Vini rossi di Matteo Ravera Chion: L’Inizio Canavese e l’eroismo di Carema
Matteo Ravera Chion è un fulgido esempio di una nuova brillante generazione di vitivinicoltori che al duro appassionato lavoro manuale nei campi associa un forte afflato culturale, frutto di preparazione scientifica e alto livello intellettuale. Cuore e raziocino che messi insieme permettono interventi più meditati nei vigneti, recuperi storici sensati e filologicamente corretti, innovazioni che non tradiscono il genius loci, vini che traducono la tradizione in miglioramento costante.
Fortemente ancorato alla sua terra, il Piemonte, con la sede stabilita a Chiaverano, in provincia di Torino, Matteo sul catalogo del suo distributore Proposta Vini spiega che “il nostro modo di coltivare le vigne e di pensare al vino è molto legato al modo di fare di chi con fatica e sudore ci ha preceduto ridefinendo col lavoro quotidiano protratto nei secoli il contorno di queste colline”.
Ne scaturisce un dialogo tra questa nobilissima storia enoica fatta di muri a secco, antiche varietà e forme di allevamento caratteristiche, con le moderne istanze di un’agricoltura sostenibile ”che rispetti le persone e l’ambiente”.
Il primo vino prodotto dalla sua cantina rispecchia in pieno questa filosofia: è un Canavese Rosso DOC, da uve Barbera 65% e Freisa 25%, con un saldo di “vitigni canavesani minori a completare”, provenienti “da vigneti storici ed in posizione vocata situati nel comune di Palazzo Canavese sulle pendici della Serra di Ivrea”, da viti la cui età media è superiore ai trent’anni, “condotte seguendo metodi di coltivazione naturali”.
Vino che ha chiamato L’Inizio, con colta suggestione semantica sul filo dell’ironia .
L’approccio al naso evoca proprio l’idea di un vino dall’istinto tradizionale, con il suo intenso bouquet floreale di violette, mentre l’abbrivio al palato si annuncia con un tono lievemente abboccato che lascia l’impronta sulla lingua con la sua irresistibile carezza zuccherina. Di ottima acidità, richiama il ribes e il pepe nero.
Per Matteo è “un tentativo, il primo passo di una strada che ci auguriamo lunga” e usa un ossimoro per definirlo: “L’Inizio di qualcosa che già c’era”, ma “in un modo nuovo: le vigne, i vitigni, sono quelli di sempre, canavesani all’origine, il vino no, cambia con il diminuire delle rese, con la potatura più severa, con la tecnologia di cantina”.
Il prossimo passo di Matteo Ravera Chion appare già più ardito e perfino nobile: diventare “restauratori di paesaggio” dei terrazzamenti abbandonati del Carema, prendendosi cura dei più scomodi che sono però anche i meglio esposti e quindi in grado di dare vita ai vini migliori.
Si tratterà del convinto contributo di Matteo a tale viticoltura eroica, contrassegnata da pendenze montuose vertiginose e spazi coltivabili angusti, resi praticabili dai piccoli terrazzamenti, magnifiche soluzioni ingegneristiche empiriche costituite da muri litici costruiti a secco, di enorme fatica nella gestione ma di immenso fascino per l’osservatore sensibile che ammira tali pietraie mutate in giardini pensili, con forte commovente impiego del lavoro femminile.
In questo caso parliamo di vitigno Nebbiolo che qui trova una delle sue classiche zone di elezione, grazie a particolari condizioni pedoclimatiche: la prima annata è quella del 2016 e verrà commercializzata nella primavera del 2019.
Straordinariamente documentato e suggestivo il racconto del piccolo mondo antico da cui nasce questo grande vino odierno, nelle parole di Matteo Ravera Chion davanti alla nostra telecamera, nel video che segue.
Info: http://www.propostavini.com/prodotti/vini/2015-canavese-rosso-inizio-ravera-chion-matteo-prodotto