Visita esclusiva a Castel Toblino in Trentino, maniero sul lago tra leggende e meraviglie
Uno dei beni culturali più incantevoli del mondo, un maniero che quasi galleggia sulle acque di un lago di spettacolare bellezza offrendo scorci emozionanti quanto le storie e le leggende che l’antico edificio custodisce, ben narrate da un’associazione che ne guida le visite grazie alla generosa sensibilità dell’attuale proprietario: è Castel Toblino, adagiato sull’omonimo lago nel territorio di Madruzzo in Trentino.
E’ condivisibilmente presentato come “uno dei più celebri e romantici castelli del Trentino, un luogo fatato e misterioso”, la cui lunga vicenda lo ha visto passare “da antico tempio pagano a dimora dei principi vescovo”, affondando “le sue radici nella storia della Valle dei Laghi”, illustrata con competenza ed empatia dall’associazione culturale Castel Toblino costituita nel 2018 per valorizzare la struttura attraverso curatissime visite guidate, come quella alla quale abbiamo partecipato anche noi, ma anche organizzando eventi, mostre d’arte, incontri letterari, laboratori, concerti, appuntamenti eno-gastronomici, tutto grazie “alla messa a disposizione delle sale del castello da parte della proprietà”.
Il nucleo originario del castello “risale al 201 d.C. allorquando venne edificato un tempietto dedicato ai fati e alle fate” collocato in un magnifico contesto naturalistico che comprende “rare essenze arboree mediterranee come il leccio, il terebinto, l’olivo, la vite” ma anche una vegetazione esotica importata dall’America nel 1845 da Leopoldo Wolkenstein.
Il parco che lo abbraccia e parte dello stesso castello sono costeggiati da una cinta muraria con merli a coda di rondine.
Le sale del castello sono impreziosite da affreschi tanto apprezzabili sul piano estetico quanto su quello comunicativo.
Lungo il percorso di visita si alternano così sussulti decorativi affidati a pattern geometrici di sorprendente modernità…
… grottesche liberatorie e raffigurazioni che attingono al Mito classico per dialogare con un presente problematico….
… con attese raffigurazioni religiose…
… e più spiazzanti citazioni del Mantegna…
… mentre tra i particolari sembra di scorgere simbolismi che richiamano i mosaici di epoca romana per la funzione di comunicare eventi e messaggi all’osservatore.
Tra gli spazi che maggiormente irretiscono c’è la sala della musica “interamente affrescata da dipinti raffiguranti gli strumenti musicali dell’antica corte medioevale, con straordinaria e peculiare completezza delle varie tipologie di viole esistenti”…
… mentre al centro è protagonista un bel pianoforte non in guisa di elemento d’arredo bensì con la funzione di dispensare ancora bella musica riportando vibrazioni vitali tra queste mura, come accaduto nel nostro caso grazie un coup de théâtre, ovvero un bambino che si messo a suonare lo strumento con eccellente tocco, rivelatosi il talentuoso figlio della nostra guida Nadia coinvolto nell’attività divulgativa creando così un momento di rara originalità.
Affascinante pure la sezione dedicata alla tradizione vitivinicola del posto, ancora praticata con altissimi esiti, divisa tra le viti coltivate di fronte al castello e le suggestive antiche cantine Wolkenstein con i locali “dedicati alla pigiatura dell’uva ed alla maturazione dei grappoli di Nosiola sulle cosiddette arele, graticci dove il frutto appassisce sino alla sua pigiatura per poi, dopo lungo percorso di affinamento, diventare il famoso Vino Santo trentino”.
Una produzione di qualità riferita a uno dei vini più pregiati del mondo, un sublime nettare dolce il cui prestigio è attestato da tempo, come certifica l’esposizione di un diploma attribuito al “Vino santo finissimo” qui prodotto assegnato dalla Mostra di Agricoltura del 1934.
A confermare che si tratti di un’attività di vinificazione secolare, anche alcune botti storiche di immenso valore ancora in perfetto stato.
L’efficace storytelling della nostra appassionata guida Nadia ottiene il picco emotivo quando si raggiungono le segrete ricche di mistero al centro del percorso sotterraneo, con tutto il suo corredo di miti come l’esistenza “di un ricco tesoro nascosto nel fondo del lago” ma anche di fantasmi tormentati che ancora abiterebbero il maniero, con tanto di visioni accertate da parte perfino degli scettici.
Per la cronaca, si parla della leggenda di Aliprando di Toblino e Ginevra di Castel Stenico e dei fantasmi di Graziadeo di Castel Campo e dell’eremita chiamato a curarlo.
La visita guidata offre parecchi spunti didattici capaci di toccare perfino la letteratura, come la possibilità di consultare il raro volume Toblino amore mio di Josef Viktor Von Scheffel nella ripubblicazione del 1996 dell’editrice Alcione di Trento, un “diario di un soggiorno a Castel Toblino nel Trentino, luglio e agosto 1855” di questo scrittore e poeta tedesco appassionato di disegno e pittura la cui poetica è sintetizzata dalla Treccani come “miscela di romanticismo pittoresco o sentimentale e di umorismo di facile realistica vena”, mentre un “modo semplice e borghesemente piacevole di fantasticare e di narrare gli hanno mantenuta quasi intatta in larghi strati del popolo e della borghesia la sua popolarità fino a oggi”.
Nell’opera citata si legge “ne passerà del tempo, gioiello di tutti i laghi alpini, prima che arrivi qualcuno che ti ami come io ti ho amato e nemmeno tu vorrai dimenticarti di me, Lago di Toblino”.
Von Sheffel è tra i numerosi uomini di cultura che hanno voluto visitare Castel Toblino, alcuni citandolo nei loro scritti: tra questi, Feuerbach, Ada Negri (è del 1933 la poesia Luna sul Lago di Toblino pubblicata in Erba sul Sagrato 1939), Antonio Fogazzaro (Novella), ma anche Giuseppe Saragat e Antonio Segni.
Il personaggio storico più in confidenza con questo luogo è stato però Benito Mussolini, la cui frequentazione è testimoniata dalla stanza in cui pernottava, rimasta allestita come allora.
Del resto il suo legame con tale territorio è stato intenso in età giovanile, tanto da ispirare una poco nota prova letteraria di Mussolini intitolata Claudia Particella l’amante del Cardinale (ma per altri editori il titolo è a volte invertito in L’amante del cardinale. Claudia Particella), un romanzo d’appendice apparso a puntate nel 1910 sul giornale socialista Il Popolo fondato a Trento da Cesare Battisti, ispirato da personaggi veramente esistiti e vicende realmente accadute, frutto di uno studio sulla storia di Trento e in particolare sulla dinastia dei Madruzzo, il quale narra una vicenda realmente accaduta nel Seicento, la relazione scandalosa tra un vescovo e una cortigiana.
La ricchezza di stimoli intellettuali e la complessità di emozioni che la visita offre copiosamente rende ancora più irrinunciabile la conoscenza approfondita di questo patrimonio, talmente importante da meritare decisamente il viaggio.
Info: https://www.casteltoblino.it/