Visita esclusiva alla Cantina Spagnola di Laterza (TA), meraviglia rupestre chiusa da 5 anni
Sono ormai cinque anni che all’Umanità è negata la possibilità di accedere a una delle più grandi meraviglie di cui lo sguardo sensibile possa godere, ovvero da quando non è più visitabile la stupefacente Cantina Spagnola di Laterza in provincia di Taranto, miracolo di bellezza artistica, sapienza architettonica e grazia rupestre che da quasi quattro secoli incanta con la sua teoria di affreschi carica di storia e antropologia quanto di misteri e leggende, tanto da rappresentare uno dei più potenti dispositivi narrativi lasciati in eredità dal passato: per questo è stato un privilegio immenso poterla visitare e documentare in via del tutto eccezionale, grazie alla sensibilità dell’attuale proprietario e all’immensa passione di Nicola Zilio, operatore culturale che da anni si batte per non far spegnere l’attenzione su questo capolavoro in attesa di una riapertura al pubblico che sembra avvicinarsi.
La cantina si trova in via Crispi 36, ma l’indirizzo civile non tragga in inganno, perché in realtà è ben nascosta nel cuore di una contrada chiamata San Pietro e caratterizzata da strade di grande fascino antico ma non facilmente percorribili, come è altrettanto difficile orientarsi in questo dedalo di viuzze che mette in crisi pure il navigatore satellitare: eppure nella ricerca del posto si vive tutto ciò non come un disagio, bensì quale parte di un’esperienza suggestiva come poche.
Tale collocazione, individuabile tra il Santuario della Mater Domini e la spettacolare gravina locale, non è casuale, poiché rappresenta l’epicentro di un’autentica esplosione di reminiscenze rocciose che caratterizzano la civiltà di Laterza e rappresentano uno degli itinerari turistici più affascinanti della Puglia.
Oggetto ancora di indagini per la decifrazione del suo apparato pittorico, della Cantina si sa con certezza che ha visto la luce nel 1664 grazie al nobile spagnolo don Francesco Perez Navarrete.
Sul suo impiego già si deve tracimare nel campo delle ipotesi, la quali variano dal sacro al profano, partendo dal possibile utilizzo religioso e approdando a congressi amorosi e attività massoniche.
Supposizioni alimentate da un corredo iconografico che si pone esplicitamente quale strumento di racconto storico e narrazione simbolica, usando tutti i dispositivi di storytelling realistico, a partire da una precisione del ritratto somatico tale da cogliere perfino la prossemica del soggetto rappresentato…
… passando per un gusto dagherrotipico nel fotografare l’abbigliamento, così vivido da far cogliere le trame dei tessuti ancor prima di quelle delle vicende esposte…
… per concentrarsi su quadri d’insieme così dettagliati da diventare preziosa guida per gli studiosi, per la rara capacità di condensare in un idillio non soltanto intere complesse vicende ma anche lo Zeitgeist, uno spirito del tempo desunto da un insieme socio-politico composto da quotidianità cristallizzata capace di fissare in un attimo cromatico la temperie di un’epoca…
… giungendo così a una colossale visione d’insieme che trascina l’osservatore in un viaggio temporale in cui ogni dettaglio offerto è una tappa gnoseologica, ogni volta che l’occhio sosta su un sintagma della conoscenza.
Prodigioso quanto sorprendente pure il contributo della parola scritta, con quella grafia di perfetta compostezza formale, la quale sembra anticipare la modernità di font digitali più che essere mutuata dalla grazia amanuense dei trascrittori medioevali…
… mentre sbalordisce la collocazione dei lemmi all’interno di una sorta di gabbia grafica, frutto della parete raschiata in guisa di arcaiche tavolette argillose della Mesopotamia per creare un fondo bianco in grado di esaltare la visibilità di ogni lettera…
… insinuando questo fluido glottologico tra segni e disegni, quasi ad anticipare il lettering dell’arte contemporanea.
Tutti appigli per chi ancora sta cercando a fatica di tradurre tali testi in frasi compiute e plausibili, operazione compiuta pure dal nostro Virgilio in tale contesto, il coltissimo citato Nicola, il quale in anni di esegesi è riuscito a decifrare diversi passaggi che oggi offre alla sete di apprendimento dei rari visitatori autorizzati, in attesa di dispiegare tutto il proprio talento pedagogico a favore dei tanti frequentatori meritati da tanta densità intellettuale in forma litica.
Frequentatori che saranno chiamati a fare la propria parte mettendo in campo acume, fantasia, amore didattico e spirito discente, poiché se certi particolari zampillano prepotentemente sulla pupilla…
… altri invece rasentano l’evanescenza e vanno estratti dalla materia con metodo quasi michelangiolesco…
… inducendo l’utente a elevarsi dalla consueta passività transeunte per scalare le vette accidentate ma entusiasmanti dell’interpretazione autarchica.
Un intero universo della percezione riassunto in appena tre vani comunicanti in cui i muri sembrano tele memori degli stilemi di papiri e miniature ma anche prodromi del fumetto nello srotolare l’affabulazione romanzesca in una veduta panottica che avviluppa e circonda chi la riceve, come un abbraccio formativo che si staglia nella memoria assemblando stimoli cognitivi tra ritualità, miti, cortei, parate, costumi, accessori, rilievi antropomorfi, senza tralasciare lampi caricaturali.
Da sottolineare lo straordinario stato di salute delle immagini, ancora ben leggibili malgrado i saccheggi e gli usi non convenzionali del passato, come quando tale ambiente fu trasformato in un palmento del quale rimangono tracce evidenti…
… cui aggiungere la stasi di quest’ultimo lungo periodo di chiusura.
Una forma di resilienza di un bene culturale vivo e dinamico che appare quale preciso messaggio a chi deve provvedere alla sua tutela e valorizzazione, affinché tale testimonianza possa arrivare a tutti in tempi brevi e nel miglior stato possibile.
Info: https://www.facebook.com/CantinaSpagnolaLaterza
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