Cà du Ferrà, vini bio delle Cinque Terre frutto dell’intraprendenza
Una vicenda vitivinicola che dimostra ancora una volta quanto il vino rappresenti momento di ritrovo e unione non soltanto estemporaneamente ludico, spingendosi a ispirare cambiamenti di traiettorie di vita: la cantina Cà du Ferrà nasce infatti più di trent’anni fa da “un matrimonio d’amore che diventa anche amore per la terra” tra Antonio Zoppi di Bonassola e la campana Aida Forgione, pronti a lasciare altre professioni per associarsi a un sogno coltivato a suo tempo anche dal loro punto di riferimento culturale Giuseppe Verdi, la cui opera viene omaggiata dal progetto.
“Due mondi che si incontrano, nord e sud”, in un angolo di poesia tradotto in paesaggio d’incanto, la Riviera Ligure di Levante, nel citato borgo di Bonassola, La Spezia come provincia.
Il lavoro è tanto e la crescita lenta e laboriosa, come pretende questo territorio che può essere domesticato soltanto attraverso la viticoltura eroica, quella che sfida pendenze e spazi ristretti ingabbiandoli con commoventi muretti a secco, portando il dono di Bacco laddove “un tempo si ferravano i cavalli”, da cui il nome dell’azienda.
La famiglia intanto si è allargata con Davide e il marito Giuseppe e tutti insieme hanno alzato il tiro dell’impegno traducendolo in ambito civico, attraverso il recupero del territorio, la certificazione biologica dei vigneti e la creazione di una nuova cantina nel 2018.
Le loro vigne “coltivate a filari e a pergola, guardano il mare, baciate dal sole e dalla brezza salmastra”, mentre i “vigneti di Cà du Ferrà, tutti esposti a sud, si sviluppano su 4 ettari distribuiti in 4 comuni diversi: Bonassola, Levanto, Vernazza e Riomaggiore, interessando, quindi, anche il territorio a tutela del Parco Nazionale delle Cinque Terre”.
I filari contengono “piante di Vermentino, Albarola e Bosco, fra i bianchi, e piante di Sangiovese, Merlot, Ciliegiolo, Syrah, Granaccia e il raro Vermentino nero, fra i rossi”, aiutate nella crescita dal “microclima della zona, con temperature miti e una brezza costante”.
La cantina sembra individuare il proprio simbolo nel Bonazolae, assemblaggio caratteristico della zona che mette insieme “il vigore dell’uva Bosco, il nervo dell’Albarola, coniugati alla suadenza del Vermentino”, producendo un’esplosione che coniuga la potenza del frutto alla carezza del floreale, irretendo con un tocco di mineralità.
Incuriositi dall’apporto del Vermentino, lo abbiamo approfondito in purezza nel Luccicante, dove i fiori emergono ancor di più al naso mentre al palato si fa molto più netta la sapidità, unitamente a un tocco abboccato che sa di frutta matura come pera e cotogna, sui cui si innerva una sensazione erbacea irresistibile.
Il rosso della casa è ‘Ngilù, blend di Sangiovese, Merlot e Ciliegiolo che maturando in acciaio mantiene vivide caratteristiche come i sentori di muschio fresco, mentre in bocca si presenta setoso per esprimere prugna e sorbo insieme a una nuance di liquirizia, su cui svetta un’acidità invitante.
Esperienza da chiudere con L’Intraprendente Passito, il quale rimette insieme uve di Bosco, Albarola e Vermentino adeguatamente appassite e portate a esprimere al meglio il proprio piglio zuccherino screziato di complessità organolettiche tutte da godere.
Da applausi in Cà du Ferrà il recupero dei vitigni rari e antichi “che si colloca nel solco del ritorno al passato e del rispetto di un luogo com’era in origine”: così “per riaccordarsi alle originarie colture viticole, l’azienda, nei terreni di Bonassola, punta a riportare alla luce varietà come il Ruzzese, il Rossese Bianco, il Picabon e l’Albarola Kihlgren, presenti fin dall’antichità nelle Cinque Terre e nella Riviera Ligure di Levante e in parte dimenticati nel corso della storia recente”.
All’interno di un progetto sostenuto da Coldiretti La Spezia, Regione Liguria e CNR di Torino, la prima opera di reimpianto ha come oggetto il Ruzzese, ritenuto l’antesignano dello Sciacchetrà, “il vino passito identificativo delle Cinque Terre, ottenuto oggi da uve Bosco, Albarola e Vermentino e che, invece, Cà du Ferrà riproporrà secondo la tradizione di una volta, producendolo dall’uva a bacca bianca del Ruzzese”.
In attesa che venga portato a compiuta vinificazione dall’azienda l’ammirevole recupero di questo prezioso ma scomparso vitigno autoctono, abbiamo chiesto a Davide Zoppi di spiegarci le produzioni attuali di Cà du Ferrà.
Info: https://caduferra.wine/it/