Zeni, storia e filosofia di vini trentini con radici secolari
Una famiglia, un territorio, una storia secolare, ma diverse declinazioni per mettere a frutto una passione che scorre nel sangue: è piena di talento e idee l’attività vitivinicola della trentina Zeni che riunisce marchi, areali, stili di vinificazione e distillazione senza mai dimenticare le proprie radici che affondano nei secoli.
E’ il 1882 quando Roberto Zeni “dopo lunga fatica, domande e pratiche a non finire” ottiene dalle autorità del tempo “la licenza di aprire una osteria nei pressi del ponte sull’Adige”: in occasione dell’apertura, per festeggiare l’evento, mesce un Teroldego proveniente da un vigneto di famiglia.
Il Campo Rotaliano culla del vitigno “nasce proprio in quel periodo quando l‘imperatrice Lorena d’Asburgo fece eseguire la bonifica idraulica dell’imbrigliamento del fiume Adige e del torrente Noce, creando un terreno ideale alla coltivazione della vigna”.
Un secolo dopo l’attività dell’ultima generazione degli Zeni prosegue nel medesimo alveo: è il 1973 “allorché i due fratelli Roberto e Andrea Zeni, ancora studenti presso la Scuola Enologica di S.Michele all’Adige, misero in bottiglia una piccola partita di Teroldego Rotaliano, circa mille bottiglie, presa in prestito dal padre Romano”, mentre nel 1975 “finiti gli studi, l’idea di sviluppare l’attività vitivinicola del padre si concretizza e quindi i due fratelli fondano due nuove società: l’Azienda Agricola R. Zeni e la Distilleria Zeni”.
Elemento di continuità in questo arco temporale è il piccolo borgo di Grumo, frazione del comune di San Michele all’Adige in provincia di Trento, “le cui origini si perdono nella notte dei tempi”, il cui nome latino indica “dosso di terra e roccia”, identificando così “il colle che emerge sulla confluenza del torrente Noce e il fiume Adige”, in pieno territorio “della Piana Rotaliana riconosciuta fin dal 1271 come Comunitas Medycorone”.
Un patrimonio storico che ha avuto la funzione di stimolo per il fondatore Roberto Zeni, libero “di dare libertà alla propria inventiva, creando e valorizzando prodotti del Campo Rotaliano fin dall’Ottocento”.
Una passione che resiste alle avversità. Comprese le guerre.
Fin da subito il progetto è quello di puntare alla qualità e non alla quantità.
Un progetto ritenuto ambizioso che “comportava un grosso impegno in termini di lavoro e di organizzazione: la riconversione agricola, l’ammodernamento della cantina sia come struttura che come attrezzature, l’attivazione degli alambicchi e naturalmente l’organizzazione di vendita.”
Nel frattempo all’azienda di famiglia si sono aggiunti Rudy e Veronica (figli di Roberto) e Mattia (figlio di Andrea).
La cantina è sempre intenta a creare vini di territorio marchiati Zeni, Maso Nero Trentodoc e l’innovativo Schwarzhof.
Tra i suoi meriti culturali, aver salvato dall’estinzione l’uva autoctona Rossara, grazie anche al sostegno del distributore Proposta Vini.
L’azione odierna è indirizzata su due fronti: “il primo in vigneto, al fine di raggiungere una corretta maturazione dell’uva permettendo così di incantinare una materia prima molto zuccherina e nel caso dei vitigni a bacca rossa con dei tannini morbidi e complessi; secondo e successivo fronte è la lavorazione delle uve con la tecnica dell’appassimento e il miglioramento della conduzione della fermentazione alcolica”.
La sensibilità di questa famiglia di vitivinicoltori ha condotto Zeni a diventare “ufficialmente azienda certificata in conduzione biologica dal 2015”. Un percorso che ha spinto al graduale abbandono della chimica nei vigneti, producendo come conseguenza “un ambiente di crescita migliore” e “un equilibrio vegeto-produttivo ottimale”.
In questo modo “la linea dei vini classici nasce dal forte legame con il territorio”, vini quindi “di tradizione ottenuti da vigneti storici e allevati secondo le tecniche della pergola trentina e della riscoperta spalliera”, in cui “la vinificazione è indirizzata al mantenimento dei profumi varietali, senza lavorazioni che possano interferire con i profumi originali del singolo vitigno”.
Perfetta espressione di tale filosofia è l’identitario Teroldego Rotaliano Lealbere che riporta al naso suggestioni di vegetazione selvatica, mentre il palato percepisce fragole di bosco, mirtilli, ribes, con una stuzzicante nota minerale.
Descrittori e sensazioni che vengono esaltati nella distillazione del medesimo vitigno nel dare vita alla Grappa di Teroldego, trionfo di profumi intensi e di un gusto che si fa perfino materico e carnoso.
Altro glorioso vitigno locale è la Nosiola, da cui nasce lo spumante Arlecchino Brut il cui bouquet fresco e fruttato arriva a vette balsamiche, mentre la bocca riconosce yuzu, albicocca e ananas. Elegantemente esile, conquista con la sua golosa acidità.
Sempre in tema di bollicine, la cantina propone Trento Brut Riserva Maso Nero e Rosè Trento Brut metodo classico Millesimato. Il primo proviene da uve Chardonnay in purezza in cui alla frutta a polpa bianca si intrecciano note quasi abboccate che ne rendono il carattere a tratti sontuoso.
Il secondo proviene da un blend di Pinot 60% e Chardonnay che introduce la suggestione dei prodotti di panificazione e li rende più stuzzicanti con lampone e gelso nero.
Noi abbiamo individuato un capolavoro nel Pinot Grigio Ramato che si presenta con il fantastico colore che dà il nome al vino, aggiungendo un magnifico bouquet di cotogna e di sorbo, mentre al gusto propone susina bianca, papaya, bergamotto e fragola essiccata.
Sapido, fruttato, ha una beva irresistibile.
Anche sui vini dolci la cantina dice la sua, con il Moscato Rosa che rivela un ampio spettro sensoriale in cui si ravvisano creme pasticcere e spezie orientali, aromi antichi quasi da rosolio ed echi di carruba.
A entrare in profondità in tale realtà ci aiuta Rudy Zeni nel video sottostante.
Info: https://www.zeni.tn.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/zeni